Si chiama Salvatore Belviso, 26 anni, cugino e braccio destro del boss Vincenzo D’Alessandro, il quarto componente del commando di fuoco che il 3 febbraio scorso uccise a Castellammare di Stabia il consigliere comunale del Pd, Luigi Tommasino. L’uomo, figlio di Michele, storico fondatore del clan ed affiliato al gruppo mafioso, è stato arrestato nella notte dalla polizia. Belviso era stato scarcerato pochi giorni fa dopo che era stato arrestato dai carabinieri per un “cavallo di ritorno”. L’ex segretario cittadino della Margherita fu ammazzato sul viale Europa mentre si trovava in auto insieme con il figlio di 13 anni, rimasto illeso nell’agguato.
Secondo quanto ricostruito dal procuratore aggiunto della repubblica di Napoli, Rosario Cantelmo, con Belviso c’erano anche Raffaele Polito di 27 anni, Catello Romano di 19 e Renato Cavaliere di 37, già detenuto. Questi ultimi due erano i basisti che segnalarano l’auto di Tommassino appena uscito di casa, mentre Belviso guidava la moto con il killer (Polito) che materialmente sparò ed uccise il consigliere comunale. I sicari, a bordo di due moto, erano partiti dal rione Scanzano, roccaforte del clan D’Alessandro, e vi erano ritornati subito dopo l’omicidio. A dare una svolta alle indagini erano state le dichiarazioni di due dei quattro killer rese alla polizia dopo la cattura nei mesi scorsi.
Decisive sono state le confessioni di Polito e Romano, che ora vivono in una località protetta. I due pentiti hanno anche rivelato il movente dell’omicidio. Secondo quanto confermato dal capo della squadra mobile di Napoli, Vittorio Pisani, Tommasino sarebbe stato ucciso per una grossa somma di danaro (circa 30mila euro) che l’esponente politico trattenne per se invece di restituire ai clan stabiesi. L’ipotesi investigativa è comunque ancora al vaglio dei magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Napoli.
La redazione
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