di Alessandro Masulli
Somma Vesuviana. Venerdì 20 marzo 2015 alle ore 18:00 presso i locali del Convento dei Padri Trinitari in via Gino Auriemma si svolgerà la presentazione della raccolta di poesie di Salvatore De Stefano intitolata “ Carminario Vespertino”, prossimamente in libreria per Massa Editore.
Ad accompagnare Salvatore De Stefano in questa suggestiva serata ci saranno Aldo Cennamo e Luciano Esposito. Salvatore De Stefano, nato a Somma Vesuviana nel 1943 e laureato in Lettere all’Università di Napoli, ha rivolto negli ultimi anni i suoi interessi allo studio della dialettologia napoletana, pubblicando numerosi saggi e articoli nella rivista “Fensern” riguardanti voci del lessico partenopeo e privilegiando il metodo scientifico, che si basa sulla raccolta dei dati linguistici, sulla verifica e documentazione del significato e soprattutto sull’origine del vocabolo che, a suo giudizio, affonda spesso la sua origine nella lingua familiare greca o latina. Salvatore De Stefano, come poeta, ha scritto poesie in versi italiani e in dialetto. Le sue pubblicazioni a riguardo comprendono appendici lessicali che aiutano il lettore a scoprire il significato di alcune voci rare del dialetto locale sommese. I suoi interessi letterari sono rivolti in particolare a Dante, Leopardi e Pascoli. Tra le sue pubblicazioni ricordiamo le due raccolte di poesie intitolate “Carminario Vesevino” e “Pecilodìa Vesevina” e il saggio introduttivo a “Le frondi sparte” di Giovannina Papa: un viaggio tra il Settecento e l’Ottocento, con un interessante saggio sulla situazione sociale, storica e politica della donna/poetessa in quel tormentato periodo tra Illuminismo e Romanticismo Il presente Carminario – afferma Salvatore De Stefano – contiene componimenti che risentono di disposizione, accentuatasi nella senescenza, alla memorazione sospirosa, allo sdegno morale, all’ammonimento parenetico. La memorazione talora è evocazione di persone conosciute, di luoghi ed ambienti frequentati; altre volte è richiamo di dati culturali relativi a determinati luoghi in epoca lontana, tradotti e rianimati in immagini visive dalla facoltà eidetica. Alcuni canti – continua il professore De Stefano – confessano le ragioni della mia militanza politica o del mio impegno civico; altri esemplificano le mie concezioni morali, i miei modelli etologici, le mie idee in merito alla comunicazione ed alla consociazione tra gli uomini.
Sparsi qua e là tra gli altri componimenti si trovano epigrammi: prodotti dalla mente nell’osservazione della vita reale, rivelano per lo più equivoci comunicativi, evidenziano mende morali, inverano motti arguti.
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