L’altra faccia di Capri nel libro di Giuseppe Aprea dove racconta l’isola, terra degli ulivi e d’infinite storie è stato presentato nella mediateca Mario Cacace ad Anacapri
Si è tenuta martedì 2 Agosto presso la mediateca Cacace di Anacapri, la presentazione del libro di Giuseppe Aprea: L’ISOLA, TERRA DEGLI ULIVI E D’INFINITE STORIE, edizioni La Conchiglia. Un documento inedito che ripercorre la storia dell’ulivo e dell’olio a Capri in 150 pagine, impreziosito da personaggi, racconti e immagini, di ieri e di oggi, dell’antica tradizione dell’olio a Capri ed Anacapri. A portare i saluti dell’amministrazione di Anacapri il vicesindaco Franco Cerrotta e l’Assessore Virginia Amabile che hanno sottolineato l’importanza del testo di Aprea unito al lavoro dell’ Associazione L’Oro di Capri, per tutta la comunità isolana.
Ad intervenire, insieme all’ autore Giuseppe Aprea, l’editore Riccardo Esposito che ha rimarcato l’importanza documentale del lavoro svolto per valorizzare un tassello della memoria contadina, relativo alla storia isolana. Un’attenzione al territorio e alle sue pratiche, in gran parte abbandonate nelle zone di Capri città e limitrofe al centro dell’isola che diversamente, ad Anacapri, grazie al lavoro svolto dall’associazione L’Oro di Capri negli ultimi dieci anni, sono ritornate oltremodo vive. Ad intervenire nel corso della presentazione la prof.ssa Helga Sanità, docente di Antropologia culturale presso UNISOB, il Prof. Gabriele Della Morte, dell’Università Cattolica di Milano e Saverio Pandolfi, ricercatore del CNR IBBR di Perugia.
L’autore nel raccontare lo storico legame tra l’isola blu e l’olivocoltura, ha fatto emergere uno sconosciuto ma storico legame tra l’ulivo e l’isola di Capri, un rapporto che trasporta il lettore in epoca antichissima, quando l’isola era la meta scelta nei primi viaggi dei coloni provenienti dalla Grecia. In quello spazio di mare che l’uomo di oggi chiama Golfo di Napoli. Nello scorrere le pagine si apprende che l’ulivo era diffuso a Capri anche nel XVI secolo. Da alcune testimonianze poi si evince che già nel XVIII secolo il francese Montesquieu giudica l’olio isolano “il migliore olio d’Italia”.
La ricerca e lo scritto di Aprea attraverso i secoli porta a scoprire poi come sono stati aboliti molti uliveti, favorenti altre colture che hanno profondamente trasformato il paesaggio di Capri ed Anacapri, così come la sparizione di antiche tecniche e saperi scomparsi nel tempo. Il libro di Aprea regala alla fine un’ulteriore sorpresa rimasta fino ad ora sconosciuta, cioé la presenza di un culto e pratiche concrete collegate sull’isola, all’ulivo e all’olivocoltura che ancora oggi sono radicate sul territorio, recuperando, modificando e adattandosi alle nuove esigenze commerciali ed imprenditoriali.
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