Nola. Tale era la volontà e la necessità di ubbidire alle direttive che arrivavano dal clan che l’assessore Gianpaolo De Angelis, esponente del Ncd, non fa dietro front agli ordini neppure quando rischia di mettere a repentaglio il suo matrimonio.
E’ talmente “ben consapevole del proprio ruolo di prestanome”, scrivono gli inquirenti, “che aveva assunto comportamenti misteriosi tali da scatenare la gelosia della moglie che, invece, aveva colto in quegli stessi atteggiamenti un pretesto per mascherare una presunta relazione extraconiugale. Il timore di far solo cenno all’identità del reale dominus dell’impresa aveva indotto De Angelis ad esporsi addirittura al rischio di separarsi dalla coniuge, alla quale avrebbe certamente voluto evitare di raccontare la verità”. Infatti, quando la moglie va nella ditta a chiedere lumi gli viene detto che lui è il proprietario di tutto, lui paga tutto, e quando persino la suocera chiede spiegazioni l’uomo le risponde così: “non è andata in uno studio, è andata in un impianto di calcestruzzi che è intestato a me ma non è mio!! allora lei (la donna cui aveva chiesto spiegazioni, ndr9 deve dire per forza così”. De Angelis dall’inchiesta emerge come una persona molto attiva dal punto di vista imprenditoriale, tant’è che i suoi interessi spaziano in numerosi settori: egli è titolare di partecipazioni in attività imprenditoriali che si occupano di intermediazione immobiliare, ma i suoi interessi s’estendono anche ad altri settori, come la mediazione creditizia, il commercio di occhiali e, insieme alla coniuge, l’istruzione e la formazione scolastica dell’infanzia e primaria. Ma soprattutto è socio della Gifra srl, della quale deteneva il 50% del capitale sociale. La società edile che è per gli inquirenti “la diretta espressione imprenditoriale del clan Fabbrocino” dal quale se ne conseguono i profitti e serve a controllo del territorio con la lucrosa attività edilizia del comprensorio vesuviano. “La possibilità”, si legge negli atti dell’inchiesta, “di disporre di una società operante nel settore della produzione e commercializzazione del calcestruzzo ha permesso al clan di occultare facilmente le pretese estorsive perpetrate mediante l’imposizione delle forniture”.DA CRONACHE DEL VESUVIANO DEL 1 APRILE
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