“Manderò tutto alla Dda, in quella lettera leggo delle minacce nei miei confronti”. E’ cominciato così il consiglio comunale del sindaco Raffaele Allocca a convincerlo che fosse necessario l’intervento dei magistrati della direzione distrettuale antimafia una lettera che il collaboratore di giustizia Fiore D’Avino ha inviato ad un sito d’informazione locale “Il 14 marzo si è svolta una bellissima manifestazione”, ha scritto D’avino riferendosi alla consegna di un appartamento che era di sua proprietà, confiscato, al Forum dei giovani. “Ma sento il bisogno di intervenire per diversi motivi. Non mi risulta che il primo cittadino abbia mai fatto la lotta alla camorra, nel periodo che l’ ex galeotto era presente sul territorio, lui era consigliere Comunale, a Somma Vesuviana esisteva un comitato d’affari (vedi Soficoop, terreni, Chiacchio) rappresentato da politici e non, basta andare a leggere gli atti giudiziari al Tribunale di Napoli e Nola. Con tutto il rispetto per le persone defunte, che hanno amministrato per anni il Comune di Somma posso dire con metodi e “amicizie” che hanno fatto la storia delle vecchia camorra (anni 60/70). La camorra a Somma Vesuviana non era solo Fiore, fa comodo dire così” scrive D’Avino. La legalità è stato il filo conduttore della prima mezz’ora ed oltre della seduta. Soprattutto quando il consigliere comunale di “Uniti Per Somma”, Alfonso Auriemma ha ricordato al sindaco che chiesto al sindaco di non parlare di legalità se non poi alle parole non seguono gli atti, considerato che in Comune ci sono una serie di funzionari che “portano ‘cartacce’ in consiglio comunale”. Ad Auriemma ha replicato Giuseppe Di Palma (Pdl): “Mi vergogno di stare seduto negli stessi banchi con il consigliere Auriemma, ti prego di pensare alla tua storia, certe frasi non le stai dicendo su un marciapiede, né ad una riunione di condominio, stai parlando di un sindaco di un paese di 40 mila abitanti”. A ricordare ai presenti l’impegno della giunta Allocca per la legalità, ci ha pensato il capogruppo Gennaro Carotenuto:“Il mio gruppo non vuole esimersi dal condannare con durezza gli atti delinquenziali e camorristici che hanno colpito alcuni commercianti (un episodio di un paio di settimane fa, ndr) manifestare la nostra vicinanza agli esercenti colpiti da tali atti e estenderla a artigiani, imprese e commercianti che operano sul nostro territorio. A loro va nostro plauso per come, in un momento di crisi economica, riescono a portare avanti con spirito di sacrificio le aziende garantendo lavoro a tantissime persone. L’Amministrazione non è sorda a queste categoria, noi condanniamo la camorra ed il crimine, abbiamo cercato di rendere le strade più sicure, con telecamere nei punti cruciali, lotta all’evasione fiscale che non era mai stata fatta, rinfoltito la pianta organica della polizia municipale, istituito albo preferenziale per le aziende che hanno denunciato atti camorristici, acquisito una sede confiscata alla camorra e messa a disposizione dei giovani. Ed è a loro che mi rivolgo: anche se avete problemi economici e di lavoro state lontani dalla malavita che va condannata e denunciata. Voi siete le vere sentinelle della nostra città”. Ma il sindaco all’intervento di Auriemma ha replicato con veemenza. “Parole fuori tempo e fuori luogo”, ha detto, “non capisco cosa mi si voglia addebitatele. La mia è un’amministrazione sana e trasparente. Ho presentato la relazione programmatica e contabile di fine mandato dove ho potuto dimostrare che nelle nostre casse ci sono 7 milioni di euro di cui 3 subito utilizzabili. Non so Auriemma a cosa riferisce, forse a quando lui faceva il sindaco e il consigliere Gennaro Aliperta era presidente dei revisori dei conti e fecero in modo che il tesoriere Chiacchio scappasse con i soldi, la loro fu omissione di controllo”. Una miccia accesa che Auriemma ha spento così: “Chiacchio ha rubato soldi dal Comune dal primo giorno che è stato qui, Fiore D’Avino aveva contatti con l’amministrazione dell’epoca e Chiacchio ha goduto della compiacenza di molti funzionari del Comune, pagò delle mazzette per insediarsi, assumendo anche i soliti noti, comprò il ragioniere dell’epoca, che è andato anche in galera. Ha rubato non solo sotto la mia Amministrazione, noi ce ne siamo accorti e abbiamo denunciato. Strano che negli ex dipendenti di Chiacchio ci fossero cognomi che si ripetono”. E qui lo scontro con il presidente del consiglio, per la seduta, Mariano Allocca, cognato di un fratello del sindaco e all’epoca dei fatti assunto nel servizio di tesoreria di Chiacchio in un comune del nolano. Riferendosi a lui, Auriemma ha gridato: “Non puoi togliermi la parola, su questo argomento sei in conflitto d’interessi, tu sei una ‘mazzetta’ umana”.
Gabriella Bellini
da metropolis del 21 marzo
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