Si è concluso definitivamente, con la pronuncia della Corte Suprema di Cassazione – Sezione Seconda Penale – l’iter giudiziario iniziato in data 04.02.2021 con la proposta, a firma congiunta del Procuratore Distrettuale della Repubblica c/o il Tribunale di Firenze e del Questore della Provincia di Arezzo, di applicazione della misura di prevenzione patrimoniale della confisca dei beni, prevista dal “Codice Antimafia”.
Gli inquirenti sono arrivati al sequestro cautelare di beni e successiva confisca per un valore pari complessivamente ad euro 1.260.000 grazie ad una complessa attività di indagine, diretta dal Procuratore Aggiunto di Firenze dott. L. Tescaroli dell’Ufficio Misure di Prevenzione e Contrasto ai Patrimoni Illeciti della Procura della Repubblica di Firenze, condotta congiuntamente in stretta sinergia dal personale della Divisione Polizia Anticrimine della Questura di Arezzo, dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Arezzo, e dal G.I.C.O. del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Firenze.
Sia il provvedimento cautelare di sequestro dei beni, che la successiva confisca, (quest’ultima oggetto di ricorso presso la Corte di Appello di Firenze – Sezione Assise e Misure di Prevenzione – respinto in data 01.02.2023), sono stati disposti accogliendo integralmente le evidenze dell’attività investigativa posta in essere dagli Organi proponenti a seguito della quale è emersa con chiarezza la riconducibilità della persona proposta alla categoria della pericolosità qualificata, ex art. 4 comma 1 lett. a del D. L.vo 159/2011 c.d. Codice Antimafia, stante l’appartenenza della stessa al sodalizio mafioso del Clan Bove – De Paola, accertata con sentenza passata in giudicato. Clan operante nel beneventano/avellinese a partire indicativamente dagli anni ’90 al 2002. Ulteriori evidenze investigative hanno consentito di estendere l’attualità della pericolosità qualificata della proposta fino al 2020 in ragione del permanere di contatti tenuti dalla predetta con esponenti della succitata consorteria mafiosa e della dimostrata sproporzione patrimoniale/reddituale rispetto al reddito dichiarato dalla stessa.
Sono stati colpiti il capitale sociale e l’intero patrimonio di una Società sedente in Arezzo, due immobili ubicati in città ed un bene mobile.
Il successo definitivo del procedimento di prevenzione patrimoniale instaurato a seguito della proposta, a firma congiunta, formulata dal Procuratore della Procura Distrettuale della Repubblica presso il Tribunale di Firenze e dal Questore della Provincia di Arezzo, (la prima in assoluto eseguita in questa Provincia), evidenzia, ancora una volta, la costante attenzione riservata all’azione di aggressione dei patrimoni illeciti in danno delle organizzazioni criminali, da parte dell’Ufficio Misure di Prevenzione e Contrasto ai Patrimoni Illeciti della Procura della Repubblica c/o il Tribunale di Firenze e delle Forze di Polizia, che si inserisce nel quadro di una più ampia strategia, tesa a contrastare l’infiltrazione criminale nell’economia legale.
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