“Ma io ho fame, io aggia mangià”, risate mentre guardano il sangue di loro coetanei a terra, risate mentre facevano un video e sentivano il rumore degli spari, risate e commenti quantomeno sciocchi che in dialetto dicono: “Ma stanno sparando? Ma noi abbiamo prenotato, ma pensi a loro, a noi che ce ne importa?”. Già che ce importa? eppure a rischiare di perdere la vita è un ragazzo di 23 anni che mentre scriviamo è tornato nuovamente in sala operatoria ancora in condizioni molto gravi e a rimanere ferito un altro di 22. Una notte di follia e sangue quella che si è registrata davanti al Mc Donald di Sant’Anastasia che ha coinvolto una 20ima di ragazzi e il racconto che ne fanno i testimoni fa paura: “Scappavamo, ci siamo nascosti nella cucina del Mc e non volevano farci entrare, ma noi urlavamo dicendo che fuori sparavano”, e fuori non solo sparano, ma lanciavano panchine, brandivano mazze. Una follia collettiva. Quello che colpisce oltre alla gravità dell’episodio è ciò che accade dopo. La pubblicazione dei video (in mano cellulari sempre pronti a riprendere) sui social, Tik Tok fra tutti. E’ davvero sconfortante. Un quadro triste di come la vita non abbia alcune valore. Si ride e si scherza mentre un giovane rischia di morire. Suoi coetanei se ne fanno vanto pubblicando, condividendo e commentando. Di chi è la colpa? Facile forse dare ogni responsabilità ai genitori, alla famiglia, parimenti in causa andrebbero chiamate Scuola, Università, Istituzioni, e noi “società”. Se non si fa nulla per rendere positivi altri esempi, e si continua a premiare con like, commenti, visualizzazioni e soldi, la spettacolarizzazione del dolore e non la serietà, il lavoro onesto, il rispetto degli altri, fenomeni come questo non faranno altro che prendere piede. Una domanda dovremmo farcela, tutti, prima che sia tardi.
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