Un Piano urbanistico comunale (Puc) al vaglio di carabinieri e procura, pieno di ombre a cominciare da quella della camorra. A cercare di dissiparle ci ha pensato Giosy Romano, candidato sindaco alle prossime elezioni comunali di Brusciano nel corso di una conferenza stampa, alla quale erano presenti anche altri tre consiglieri comunali: Luigi D’Amato, Felice Castaldo e Fabio Terracciano. Uno strumento urbanistico “chiacchierato” in una città in cui il sindaco è stato condannato per tentata concussione, una sua amministrazione è stata sciolta (e poi reintegrata) per infiltrazioni camorristiche, poche settimane fa si è visto arrestare in casa la donna con cui convive accusata, tra l’altro, di estorsioni e associazioni a delinquere di stampo camorristico. “Vogliamo fare un’opposizione costruttiva rispetto al Puc”, ha esordito Romano, “ma abbiamo l’impressione che l’elefante ha partorito un topolino già gravemente malato di una malattia irreversibile, che ne cagionerà la morte. So che è una macabra immagine la mia, ma è quello che accadrà al nuovo Piano. Uno strumento che avrebbe dovuto stabilire le zone edificabili, pensare allo sviluppo del territorio, cogliere le esigenze della cittadina e porvi rimedio, l’esigenza primaria di Brusciano è lo sviluppo economico capace di creare lavoro. Invece si tratta di uno strumento urbanistico per pochi eletti, e non utilizzo a caso questo termine, ci sono stati 15 stralci al Puc per i quali i consiglieri di volta in volta durante il voto si sono dovuti allontanare dall’aula per evitare un conflitto d’interessi. Però è curioso che quel giorno abbiano evitato di partecipare sia il presidente del consiglio che il suo vice”. Uno strumento che rischia di attirare l’attenzione della criminalità organizzata. Non è casuale per molti che prima dell’approvazione dello strumento in consiglio comunale, il capo dell’ufficio Urbanistica del Comune, Gaetano D’Amore abbia subito un attentato. Sotto la sua abitazione fu rinvenuta una bomba artigianale. ”Negli ultimi anni il Comune ha creato solo disordine urbanistico, non ha guardato agli interessi collettivi, ma a quelli di una minoranza ristretta di individui”, aggiunge il candidato sindaco, “Per questo dico che è forte il rischio di un interesse camorristico legato a questo Puc, così come camorristico è l’episodio riguardante l’attentato ai danni dell’architetto D’Amore, non so definirlo altrimenti. Tornando al Piano prevede la realizzazione di immobili che sono destinati ad essere demoliti perché costruiti con piano che sarà dichiarato illegittimo. Si prevede che nella cinta urbana lotti inferiori a 500 metri non sono edificabili, aree agricole invece si, in questo modo si evita che il buon padre di famiglia possa costruire per se e i figli, mentre si privilegiano gli speculatori edilizi. Una logica che fa prevalere la camorra che riesce ad imporre ai proprietari terrieri di soggiacere a certe regole. Ci sono state le prescrizioni da parte della Provincia, in certe aree agricole non si può costruire e l’amministrazione ha ovviato prevedendo la realizzazione di uffici, quasi come se l’intero centro direzionale di Napoli fosse destinato a trasferirsi a Brusciano. Insomma, vogliono far fessi i poveri cittadini ignari, ai quali si dice di costruire, ma cosa? Un bene che non sarà mai vendibile”. I quattro consiglieri di minoranza non hanno approvato naturalmente il Puc. “Quando abbiamo deciso di non votare”, conclude Romano, “abbiamo ritenuto che noi che ci proponiamo come forza di governo alternativa a quella attuale, non siamo pronti a prendere voti che provengono da ambienti malsani o da logiche camorristiche”.
Gabriella Bellini
DA METROPOLIS DEL 1 FEBBRAIO

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