di Emilia Ferrara
NAPOLI. “Caro diario, questa è la prima estate che passo con mia madre a Maratea e a quanto pare sarà così ogni anno. Ci ha messo qualche giorno per trovare il coraggio di dirmi che aveva comprato una casa per le vacanze insieme a Riccardo, forse aveva paura della mia reazione. È da quando lei e papà hanno divorziato che che non facciamo una vera vacanza”.
Questo l’incipit del libro Il beneficio del buio, il primo romanzo di Simona Carosella con la Homo Scrivens ed, per la collana Scout ideata per la ricerca di nuovi talenti. Il libro si apre con il diario di Chicca che inizia a scrivere il 27 luglio 2004, e si intervalla poi con la storia. Con grande maestria ed eleganza Simona Carosella riesce ad intervallare la narrazione, senza mai far stancare il lettore, incuriosendo già dalla copertina. I personaggi diventano nostri amici e alla fine della storia mancheranno, come succede con tutti i bei libri.
La suspance caratterizza la storia fino alla fine, ma quanto è difficile mantenerla senza cadere nella banalità?
Molto. Sono sempre stata molto severa con me stessa e ho sempre avuto paura di scrivere qualcosa che non fosse convincente fino in fondo, per questo nella stesura del romanzo sono tornata indietro più volte per modificarne delle parti. È stato molto importante l’aiuto del “primo lettore” in questo, perché può dirti in corso d’opera se stai procedendo bene o se ha già capito come va a finire!
Quale personaggio le ha creato più difficoltà e perché?
Direi il personaggio di Chicca. Chicca è un’adolescente di quindici anni con un rapporto difficile con la sua famiglia e con sé stessa, si trova in quella fase della crescita dove il mondo sembra un buco nero, e in aggiunta alle classiche insicurezze adolescenziali, Chicca sviluppa dei comportamenti morbosi che la portano ad essere un personaggio complesso da tratteggiare. Inoltre è l’unico personaggio del mio romanzo che parla direttamente in prima persona, per cui non dovevo soltanto scrivere di Chicca, ma essere Chicca.
Qual è il suo libro preferito?
Non credo ne esista uno solo, mi piacciono i libri “belli”: quelli che hanno qualcosa da dirti e te la dicono nel migliore dei modi
Qual è il classico che non dovrebbe mai mancare in una libreria?
Anna Karenina non può mancare
L’incipit di una storia le crea panico?
Decisamente. È il biglietto da visita di uno scrittore, se non riesce ad essere incisivo nell’incipit ha già perso qualcosa
Cosa legge abitualmente? Cosa la colpisce in un libro maggiormente, la trama, l’ambientazione o i personaggi?
Leggo molti classici anche a causa dei miei studi di letterature straniere, ma mi piacciono anche i contemporanei, in particolare gli introspettivi e i thriller. Credo che non ci sia un singolo elemento che mi colpisca più degli altri, è l’amalgama tra loro a rendere il romanzo quello che è.
Cosa le piace descrivere di più’?
Non mi piace descrivere, preferisco i dialoghi
Progetto futuro?
Sarò sincera, al momento non sto scrivendo un secondo romanzo, preferisco raccogliere le idee e aspettare il momento giusto per iniziare qualcosa che valga la pena scrivere. Intanto coltivo le altre mie passioni, la musica innanzitutto, e il cantautorato, lasciato un po’ in disparte negli ultimi anni. Ma l’arte è sempre circolare e da cosa nasce cosa!
Un sogno nel cassetto?
Sogno di pubblicare con una grande casa editrice perché vorrei mi fosse data una grande possibilità. Spero di essere all’altezza di questo sogno.
Simona Carosella
è una giovane scrittrice e cantautrice napoletana. Studentessa di lingue, divide i suoi interessi tra l’arte e le sue gattine. Ha partecipato al volume Dei trenta e più modi di perdere l’ombrello (Homo Scrivens 2014).
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