NAPOLI. Ci vuole mezz’ora e tanti richiami all’ordine di un improvvisato speaker per liberare le porte di accesso e far iniziare l’assemblea. La folla è straripante sia in platea che in galleria, una folla di donne e di uomini che arrivano all’Augusteo con un entusiasmo che non si vedeva da tempo.
Non è gente “portata” dai capibastone, benché qualcuno se ne intravede, ma un pezzo di quella sinistra napoletana che si sente ai margini del nuovo corso Renziano, ma non solo. Tra la folla si vede pure un pezzo di quella sinistra che sostiene il Sindaco in carica e che, con tutta evidenzia, comincia a tentennare. Consiglieri comunali in carica come Marco Russo (ex Idv) ed Antonio Fellico (Federazione della Sinistra), c’è Salvatore Vozza (già candidato in quota SeL contro De Luca) e poi ex ministri come Luigi Nicolais e un pezzo consistente di ex DS.
L’ex sindaco prende subito il toro per le corna e capisce che la platea è “carica” e aspetta che il vecchio leone serri le fila e lui non delude.
Parla con mestiere e tocca le corde del suo popolo quando legge una lettera della moglie del suo vecchio amico Pasquale Losa, uomo Cisl tra i più vicini a Bassolino negli anni del Comune e scomparso, che gli chiedeva anni fa di tornare ad impegnarsi per la città.
Poi i toni cambiano quando parla di Napoli. Cita San Giovanni a Teduccio e parla di camorra, merce rara nella classe dirigente Napoletana, di come da sindaco liberò le case popolari dalla camorra e di come in quei luoghi oggi proprio la camorra sia il vero governo del territorio.
Poi gioca di fino e annuncia prima di non volere guerre interne al PD e poi però ribadisce di essere abituato a vincere e , qui infiamma il suo popolo , si sente in campo più che mai.
Non annuncia formalmente la discesa in campo ma è chiaro che dalle 12,30 di ieri il PD, non solo napoletano ha un problema serio da gestire e pure da palazzo San Giacomo l’idea di avere un Bassolino così in campo non è proprio una condizione che lascia dormire sogni tranquilli.
“Io non sono come gli altri, non sono abituato a perdere, io competo per vincere”, afferma sicuro.
La città, intanto, aspetta di sapere come andrà a finire.
Patrizio Gragnano
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