giovedì 21 Novembre 2024
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Bacoli, inaugurazione della mostra “I Muri di Berlino”

Bacoli. Curata dal critico e storico dell’arte Mino Iorio in omaggio all’arte dei territori appartenenti alla sua terra d’origine, Pomigliano d’Arco e dintorni, la mostra “I Muri di Berlino” é una bipersonale dell’artista Nello Manfrellotti e del fotografo Silvano Caiazzo che sarà inaugurata nella Sala dell’Ostrichina del parco borbonico al Fusaro di Bacoli il 27 giugno prossimo alle ore 17:00. Territori e scenari artistici troppo spesso relegati ai margini dalla disattenzione delle istituzioni e di coloro i quali dovrebbero sentire prioritaria la promozione dei principali fenomeni culturali che rinascono e rifioriscono con determinazione e vigore. Per l’occasione sarà presentata la più ampia delle raccolte di opere dell’artista e amico, Nello, recentemente scomparso. L’esposizione richiama una bellissima installazione recentemente realizzata presso la Colonia Creativa ITACA di Pomigliano intitolata “Connessioni” con la partecipazione della fotografa Valentina Casagrande che insieme a Manfrellotti e Caiazzo ha mostrato già in quell’occasione profondo interesse verso quella creatività emergente che s’ispira alle atmosfere culturali tipiche di alcuni locali storici pomiglianesi, come il Berlin Pub di via Terracciano, nel tentativo di recuperare l’idea rivolta alla ricerca creativa ispirata alle avanguardie artistiche che notoriamente hanno caratterizzato gran parte dell’arte contemporanea nella seconda metà del secolo scorso con ripercussioni fortissime nella cosiddetta “città delle fabbriche” e nell’hinterland dell’area metropolitana di Napoli. Un itinerario ideale rivolto al recupero dei temi ricorrenti negli anni della contestazione e, subito dopo, negli anni ‘80 e che alla fine di quest’ultimo  decennio videro la demolizione del famigerato “Muro” che divideva la capitale tedesca in due grandi blocchi d’influenza politica inaugurando un processo che solo in apparenza tendeva all’integrazione. Un conflitto che oggi ritorna in tutta la sua veemenza e che, attraverso una vera e propria guerra, é in pieno svolgimento dividendo l’opinione pubblica mondiale tra la Russia di Putin e l’Ucraina di Zelensky. Pomigliano d’Arco, sede di uno dei poli industriali più importanti al mondo, subisce le ripercussioni geopolitiche di questi giganteschi scontri rendendo sempre più attuale la sofferta stagione della “protesta sociale”  che trovava e trova nell’identità Pop dell’arte il linguaggio più consono a quei contenuti che s’ispirano alle conquiste della classe operaia simbolicamente identificata nei quartieri delle Palazzine, simbolo della città moderna, nel quartiere di via Sulmona e, solo dopo il terremoto dell’ ‘80, nel quartiere del Parco Partenope, delineando diverse realtà varie e multiformi.
Rimane centrale il tema della riappropriazione di quei valori esistenziali collegati alla dimensione umana più autentica. L’ambiente, la tradizione basata su forme, colori e materiali coesistono diventando le icone che testimoniano il ritorno ad una cultura popolare di gusto semplice ed espressivo con l’obiettivo di combattere l’impoverimento interiore generato dal consumismo.  I temi sono la solitudine, il disagio sociale, il legame con la terra e con il problema del lavoro, un insieme di questioni che lungo tutto il Novecento e nei primi decenni del Nostro secolo attanagliano le generazioni che risiedono storicamente ai piedi del grande vulcano, il Vesuvio, che nel paesaggio iconico a cui siamo abituati é possibile cogliere insieme al Monte Somma, “a’ Muntagna e stu core” come celebrano i versi del poeta Gino Auriemma e che costituisce il nostro “nume prottettore” all’ombra del Grande Cratere. Luoghi dove la voce di Marcello Colasurdo risale dalle viscere della terra come un boato che unito alla Tammorra, lo strumento musicale di “proprietà del popolo” riproduce quel “battito”, ritmo dell’anima, che riempie di energia vitale ciascuno di noi.
(Mino Iorio – critico e storico dell’arte)

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