SANT’ANASTASIA. “Come mai, nonostante la nostra zona non sia ricca di rame, gli artigiani del luogo si dedicano alla lavorazione di questo metallo da centinaia di anni”? Questa è la domanda da cui è partita Giuseppina Pugliese per la sua tesi di laurea. Pugliese è laureanda in Sociologia all’università “Federico II” di Napoli e la sua tesi finale sarà in Antropologia Culturale. Come oggetto di studio ha scelto un argomento molto vicino alla sua terra e alle tradizioni del suo paese: la lavorazione del rame a Sant’Anastasia, attività molto diffusa fin dai tempi più antichi. Mesi di studi, ricerche presso gli uffici del Comune, interviste agli artigiani locali, che le hanno permesso di seguire da vicino la nascita delle “caurare” (caldaie), “pignate” (pentola), “scarfalietto” (scalda-letto), oliere, quadri, orologi, vassoi, fatti a mano e con varie tecniche, tra cui la più usata, quella a sbalzo. “Mi sono recata dai pochi artigiani ramai presenti ancora oggi sul territorio, li ho intervistati sia per conoscere la storia della loro bottega, sia per capire i cambiamenti che questo settore produttivo ha avuto negli anni. E – racconta Giuseppina Pugliese – ho scoperto che l’artigianato del rame è un’attività importata dai Saraceni intorno all’VIII secolo. Le sue botteghe resero Sant’Anastasia famoso, come tutt’ora, in tutta la regione, tanto da essere considerato uno tra i maggiori centri artigiani del rame”. “Un mestiere – continua la laureanda – tramandato con fatica e straordinario talento di padre in figlio e da maestro ad apprendista, che diede un notevole impulso economico al paese. Dagli oggetti destinati ad uso domestico si passa negli anni e fino ai giorni nostri ai quadri e agli ornamenti, seguendo i nuovi gusti e lo sviluppo di un artigianato artistico e “fatto a mano””. “E’ anche questo che intendo quando parlo di “recupero della memoria” – commenta soddisfatto Luigi De Simone, assessore alla Cultura e alla Cittadella Mariana –. Se altri giovani seguissero l’esempio della nostra concittadina avremmo in poco tempo tanti studi sul nostro passato, sulla nostra storia, sulla cultura, sulla linfa vitale che scorre in questo paese e che lo ha reso comunità vivace e produttiva. Una copia della tesi sul nostro artigianato del rame la metteremo certamente fra i libri della Biblioteca Comunale, perché sia possibile consultarla e sia di stimolo anche ad altri giovani per dedicarsi al recupero delle nostre radici”.
Mina Spadaro
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