Pomigliano d’Arco. Cassa integrazione straordinaria: uno spettro che gli operai della Fiat per un anno hanno tentato di allontanare e che anche il premier Silvio Berlusconi aveva promesso non si sarebbe mai materializzato. Ieri invece la notizia è stata ufficializzata con una lettere inviata dall’azienda alle organizzazioni sindacali ed alla giunta regionale della Campania, nella quale ha comunicato l’avvio della procedura di cassa integrazione straordinaria per i 5.128 addetti dello stabilimento di Pomigliano d’Arco per “un periodo di 12 mesi decorrente dal 16 novembre 2009 e con termine il 14 novembre 2010”. “Si precisa”, si legge ancora nel documento, “che la ‘cassa’ potrà nel corso dei 12 mesi, subire modificazioni correlate alle richieste di mercato, con la possibilità di periodi di attività produttiva giornaliera e/o settimanale che prevedono, nel caso, il richiamo al lavoro degli addetti o parte di essi”. In pratica dovrebbe attualizzarsi anche al Vico un accordo simile a quello già siglato alla “CNH” di Imola e alla FMA di Pratola serra, che comporterà nessuna perdita di posti di lavoro, l’anticipo della Cigs da parte della Fiat per la quota spettante all’Inps, una rotazione degli operai che eventualmente saranno chiamati ad effettuare giornate di lavoro e infine ogni operaio sarà informato dei giorni di lavoro, con un telegramma postale ed una settimana di preavviso. Nei prossimi giorni i sindacati Fim, Fiom, Uilm, Fismic e Ugl, si incontreranno con i vertici dell’azienda all’Unione industriale di Napoli per firmare l’accordo per la cassa integrazione straordinaria. Una notizia accolta con rammarico e profonda preoccupazione dalle tute blu dello stabilimento campano, che proprio lunedì mattina avevano manifestato davanti alla Regione Campania per chiedere il ripristino dei corsi di formazione, che integra con 240 euro l’esigua busta paga attuale di cassa integrati e poi che la Cig ordinaria fosse raddoppiata pere evitare ulteriori tagli economici. “Sono due anni che i sindacati confederali attendono un piano industriale”, ha commentato Luigi Aprea, rsu dello Slai Cobas al Vico, “in particolare per lo stabilimento di Pomigliano. Oggi ci ritroviamo con la cassa integrazione straordinaria, mentre i sindacati continuano a manifestare entusiasmo verso il cosiddetto piano Marchionne, che si è rivelato privo di contenuti e pieno di tagli occupazionali. Nel frattempo la Fiat ha costituito i ´reparti confino´, come quello di Nola, ed i sindacati confederali impediscono lo svolgimento delle elezioni delle rsu, bloccate da cinque mesi”. Ancora più duro Gerardo Giannone, segretario Comunisti Sinistra Popolare, sezione Fiat. “Mentre le borse mondiali fanno registrare lauti guadagni per grandi società”, dice, “la vita reale quella fatta di persone ci dice che il costo dell’egoismo finanziario e della scelleratezza dei governi viene completamente pagato dalla classe operaia. Sono profondamente indignato se penso che nell’anno nero dei mercati reali il titolo Fiat ritorna ai suoi massimi storici e che lo fa grazie ai soldi dei contribuenti, cioè, di quegli operai che pagano le tasse e lavorano per avere in cambio uno stipendio da fame. La storia ci darà ragione, e descriverà queste persone sia esse industriali o politici come i dracula del terzo millennio. Che vergogna”. Intanto, lo Slai Cobas, si prepara allo sciopero nazionale, indetto insieme con gli altri sindacati di base per il 23 ottobre a Roma, per manifestare contro “il monopolio sindacale di Cgil, Cisl e Uil”, e “l´azzeramento normativo della libertà sindacale dei lavoratori”.
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