NAPOLI. Partono da Andrea Di Martino di Sinistra e Libertà alcune riflessioni sul voto in Provinvia di Napoli.
“Cesaro ha vinto e con un risultato travolgente. Il Centrosinistra ha perso e nel peggiore dei modi possibili. Sembrerà lapalissiano ma ci serve a sistematizzare.
Lo strano risultato, per alcuni inaspettato ma non per chi scrive, è il sostanziale pareggio in città di Napoli tra i due schieramenti. Da qui parte la prima riflessione. A Napoli città il centrosinistra doveva essere travolto, per come è stata oggetto di attenzione negativa dei media e di una parte del gruppo dirigente del PD. Così non è stato. Sul voto alle provinciali ha pesato un fattore politico determinante. Viene da lontano e si nutre di supponenza. Questo fattore si chiama delirio di autosufficienza del PD. Sono tre anni oramai che la coalizione di Centrosinistra si è dissolta per tale paradossale fenomeno. Lo abbiamo segnalato inascoltati in questi anni e spesso un po’ ignorati. In verità il fenomeno si era già manifestato in maniera preoccupante alle amministrative dello scorso anno. Poi è esploso drammaticamente in queste elezioni. Napoli si è sempre retta su una coalizione ampia, questa coalizione in 15 anni ha prodotto stabilità ed innovazione politica. Si sono prodotte trasformazioni e cambiamenti. Ma a Napoli la sinistra era ed è minoranza nella società. Solo la coalizione ampia che apre ai settori non progressisti ha garantito il governo di questi anni. Questa coalizione ha retto. Ha fatto scelte. Ha saputo coniugare innovazione, attenzione ai deboli, dialogo e democrazia. La crisi dei rifiuti ne ha inclinato il profilo e contemporaneamente da Roma è partita l’era dell’autosufficienza. Qui a Napoli alcuni hanno pensato di assumere tale principio per avviare una lotta interna al Partito Democratico. Così facendo non si sono accorti che stavano segando il ramo su cui erano seduti. Sabato e domenica quel ramo si è spezzato ed il tonfo è stato poderoso. Ma la città di Napoli ha retto perché si è avuto la saggezza di saper dissentire. Di non seguire le sirene catastrofiste e curare l’alleanza. Nel contempo si è avuta la percezione che qualcosa andava cambiato e lo si è fatto aprendosi alla società. Ora si tratta di ripartire da qui. Mettere insieme i cocci e riformare una rinnovata coalizione di centro sinistra avviando anche un ricambio di generazione che ricrei l’entusiasmo per l’apertura di un nuovo ciclo politico. Le Regionali del prossimo anno sono un primo banco di prova. Mettiamoci al lavoro sin da subito perché la partita non è ancora persa. Tre direttive: coalizione ampia, Programma di governo condiviso, partecipazione democratica dal basso. Il PD si concentri su questo, la ricreazione è finita. La seconda riflessione è che a Napoli ed in provincia la sinistra riformatrice c’è. Viva e vegeta. Sinistra e Libertà raccoglie 58.000 voti alle provinciali che sono gli stessi che ha raccolto anche alle Europee. Elegge due consiglieri in un quadro di sconfitta pesante che poteva travolgerla. Certo c’è ancora molto da fare. Ma per una forza nata un mese fa, senza mezzi e risorse, con molti gufi scettici era difficile fare di più. La sinistra riformatrice ha un senso se si allea con il PD e si pone come rappresentanza del mondo del lavoro, del mezzogiorno, dei diritti, dell’ambiente, della pace e della cooperazione tra i popoli nell’ambito di una coalizione ampia. In alternativa le resta uno spazio residuale e testimoniale come dimostra la deludente prestazione di Sodano alle provinciali che ha perso voti rispetto alle europee e solo per 200 voti è riuscita a strappare il seggio a Santa Maria La Nova. La montagna ha partorito un piccolo topolino in quel caso. Ma ora la sinistra ha bisogno anche qui a Napoli di non fermarsi e proseguire il suo cammino. Avviare da subito un Cantiere aperto che parla a tutti i pezzi di questa sinistra sconfitta, affinché si possa dar vita in poco tempo al grande partito della Sinistra italiana del XXI secolo che si ponga come primo obiettivo di riportare i progressisti nel prossimo parlamento italiano. Si tratta, come ci eravamo prefissi, di non disperdere la proposta politica che risultò sconfitta a Chianciano e che era l’unica in grado di evitare ciò che è accaduto per le elezioni Europee, 2.000.000 di uomini e donne della sinistra oggi non hanno una rappresentanza al Parlamento Europeo.
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