SOMMA VESUVIANA. E’ noto che in quest’Istituto, quando organizziamo eventi collegati al folclore tradizionale, impegniamo i nostri allievi in attività culturali di ricerca-azione a largo raggio per scoprire l’origine, l’evoluzione e la trasformazione dell’evento di turno al fine non solo di enucleare i valori umani, spirituali, culturali e morali che diffonde ma di rimuovere nel contempo i disvalori.
Sotto il profilo epistemologico e metodologico seguiamo l’insegnamento di Dante che nel Convivio ci propone un pista segmentata in quattro tappe. Nella prima andiamo a conoscere e capire il senso appariscente di un evento, di un fatto, di un termine, di un concetto, di un racconto, soffermandoci su ciò che vediamo o leggiamo. Passiamo poi, nella seconda tappa, a scoprire il significato allegorico, ossia la verità che la versione fiabesca camuffa. La terza ci consente di approfondirne il contenuto morale che si distingue per la sua utilità al genere umano. Infine, nella quarta tappa, che il divino poeta chiama anagogica, ossia soprasensibile, riusciamo a cogliere il valore di natura filosofica che si nasconde sotto il velo della favola, del mito e della maschera, ecc. ai fini di tradurlo nella realtà della vita come specificherò più avanti. In questo quadro, i nostri allievi mettono a fuoco l’obiettivo sulle argomentazioni costruite durante l’itinerario della ricerca per orientarsi ragionevolmente e senza estremismi fra le numerose varianti delle manifestazioni carnevalesche, a partire dalle ataviche feste che svolgevano i greci in onore del dio del vino Dionisio ed i romani in onore del dio Saturno, ricorrendo a riti edonistici ed orgiastici, durante i quali era consentito abbandonarsi ad ogni licenziosa e dissoluta sfrenatezza, attraversando poi il Medio Evo e attestandosi ai nostri tempi con modalità più controllate.
Pertanto, stanno rilevando elementi cognitivi, etico-valutativi, emotivi ed affettivi, longitudinali e trasversali del Carnevale che hanno da tempo invaso il mondo consentendo il radicamento di abitudini ed usanze diverse ma simili per il denominatore comune, che si sostanzia nel travestimento e nel nascondere il volto con maschere per celare la propria identità da parte delle folle nell’abbandonarsi ad ogni sorta di trasgressione, di sregolatezza per sovvertire talora addirittura l’ordine sociale, che non consente eticamente e legalmente a nessuno di essere quello che ciascuno vorrebbe che fosse, utilizzando maldestramente il libero arbitrio in spregio al rapporto civile e fraterno, nutrito d’Amore rispettoso della libertà e dignità del prossimo. Tuttavia, stanno accertando che c’è anche una buona parte dell’umanità che si diverte nei limiti di un’accettabile modalità comportamentale trasgressiva con l’illusione di liberarsi temporaneamente da timori e preoccupazioni quotidiane svincolando possibili inibizioni frenate nell’inconscio dalla censura del super ego. Ormai quasi tutti gli adulti partecipano, da protagonisti travestiti con costumi buffi e satirici, a balli in maschera, a sfilate con carri allegorici ed a spettacolari esibizioni creando momenti d’allegria, spensieratezza, ecc. Rendono così il Carnevale movente d’aggregazione sociale in quanto contagiano la folla che si associa esaltandosi a vicenda nello scaricare le tensioni emotive, mantenendosi però nei limiti fissati dall’etica e dalla legalità.
Per quanto concerne i bambini che frequentano questa scuola, il Carnevale è atteso con ansia perché concede loro di librarsi fra il mondo reale e quello immaginario. E’ ritenuto l’amico fantastico che tollera il desiderio di travestirsi e di identificarsi con i personaggi sognati e passare all’azione in una realtà camuffata che s’illudono di scambiare per mondo reale. Da lillipuziani si sentono trasformati in giganteschi personaggi in quanto anelano per natura a superare il complesso d’inferiorità nei riguardi degli adulti, senza eccedere in comportamenti disdicevoli come l’utilizzo di uova, farina, gas, spray, schiumogeni ed altri espedienti proibiti e dissennati.
Nel nostro istituto le Mascherine, pertanto, primo di passare alla sfilata di rito, vi aspettano nell’auditorio “Biagio Auricchio” sabato 14 febbraio per dirvi che, da quando sono diventati “giganti” spaziando nel mondo, grazie all’entrata nella RETE delle scuole associate all’UNESCO, hanno convertito anche Carnevale alla diffusione dei nostri piani di studio ed attività orientati ai principi fondamentali della massima Organizzazione Culturale dell’ONU. L’anno 2013 è stato dedicato all’Ecologia, l’anno scorso è stato destinato alla lotta allo Spreco Alimentare, quest’anno le Mascherine si stanno occupando dell’AMORE. Su quest’argomento si svolgerà il musical. Dimostreranno che il termine Amore ha numerosi significati, spesso disparati e contraddittori, che variano in relazione ai confronti interpersonali, in rapporto alle cose, ideali, ecc. Naturalmente, si soffermeranno sul lessico educativo appropriato, ricordando che, fin dai filosofi presocratici, ogni pensatore fornisce la sua definizione in relazione alla sua dottrina. Secondo il cristianesimo l’Amore è il vincolo che deve unire gli uomini tutti come fratelli, figli dell’unico Dio. Sant’Agostino scrive che l’uomo non può amare Dio se non ama l’altro uomo. San Tommaso distingue un Amore naturale, inteso come inclinazione posta da Dio in tutti gli esseri creati, ed un Amore spirituale, inteso come inclinazione e sentimento vivo e intenso, che è carità e virtù. Insomma, consiste nel voler incondizionatamente il bene di colui che si ama empaticamente. E’ carità che si attua nel dialogo, nel volersi bene con il prossimo e si sostanzia, come scrive San Paolo, nel sopportare tutto, sperare tutto, sostenere tutto e nel comportarsi generosamente e con comprensione verso gli altri.
Ebbene, quest’Amore, nelle diverse essenziali accezioni menzionate, circola come sua linfa vitale nell’Atto Costitutivo dell’UNESCO, condensato nei termini: comprensione, tolleranza, disponibilità e rispetto della persona umana, spirito di reciproca assistenza, responsabilità dell’uomo libero, mantenimento della pace e della sicurezza.
Le Mascherine ci convinceranno che il comportamento amorevole non è altruismo ostentato e teatrale, ma è espressione affettiva, cosciente e concreta, di solidarietà e di bene che nasce dall’intimo e profondo sentimento di ognuno, il quale, restando se stesso, per effetto del senso d’appartenenza che nutre, si considera essere parte di quel tutto che chiamiamo umanità.
Concluderanno i festeggiamenti condensando i diversi significati elencati nell’infallibile assioma quaresimale “Non c’è conversione a Dio, senza conversione all’Amore fraterno” e nella riflessione di Papa Francesco il quale ci indica magistralmente che l’Amore autentico è quello cristiano che è concreto e generoso. Non è l’amore delle telenovele. E’ più nelle opere che nelle parole, è più nel dare che nel ricevere.
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