SOMMA VESUVIANA. Standing ovation, ieri sera, per l’attore Enrico Lo Verso con lo spettacolo ” Uno, nessuno e centomila” al teatro Summarte. Pubblico in piedi e cinque minuti di applausi ininterrotti.
Cinque minuti di applausi, un pubblico in piedi e visibilmente emozionato, una storia, “la storia”, quella della letteratura che ci ha aperto la mente da giovani, che ci ha formato e che oggi ci fa ragionare sulla consapevolezza delle fragilità umane, troppo spesso ignorate, calpestate e rotte fino all’inverosimile. Ciò che è accaduto ieri sera al Summarte, forse, è difficile che si ripeti in altri spettacoli o in altri teatri, l’empatia creata tra un enorme colosso del cinema italiano Enrico Lo Verso con il pubblico è stato magico. Il noto attore ha vestito il personaggio di Vitangelo Moscarda del celebre romanzo di Luigi Pirandello “Uno, nessuno e Centomila”, e la sua “follia”. Un dettaglio insignificante, a tratti ironico, da “un naso storto” il nostro protagonista inizia una drammatica riflessione del suo essere, di come appare altri e di come egli è, invece, per sé stesso. Con il suo accento siculo, vestito di bianco e rigorosamente a piedi nudi, per legarsi “simbioticamente” alle tavole di legno del teatro sommese, con la regia di Alessandra Pizzi, Lo Verso inizia un monologo che lo vede interpretare, non solo il protagonista, ma anche la moglie, il padre, il religioso, il notaio e tutti i personaggi che popolano il celebre romanzo. Un cambio di tonalità, di espressioni, di fisionomie, di “talenti”, velocissimo. Tanti volti di una sola genialità attoriale. Ma quello che ha reso lo spettacolo di ieri sera, ancora più affascinante, è stata l’osmosi creata con il pubblico, attento, silenzioso, emozionato. Pirandello, nonostante gli anni, i decenni riesce ancora a irretire il genere umano, nelle sue controverse ma sempre vere bassezze umane. Lo spettacolo si è poi concluso con una frase, che chiosa una follia che forse appartiene a tutti noi: “Pensare alla morte, pregare. C’è pure chi ha ancora bisogno di questo, e se ne fanno voce le campane. Io non l’ho più questo bisogno: perchè muoio ogni attimo, io, e rinasco nuovo e senza ricordi: vivo e intero, non più in me, ma in ogni cosa fuori”.
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