Riceviamo e pubblichiamo da Theo Di Giovanni
La poesia merita il posto che gli spetta, non può essere l’esule Dea senza una terra che gli possa donare il dovuto alloro, le parole creano, il poeta è artigiano ispirato dalla forza che risiede nelle sue stesse mani, ma da secoli questo instancabile lavoratore non ha mai potuto riconoscersi in un luogo vero e proprio dove poter instaurare connessioni con l’altare che è rimasto di era in era senza tempio.
La poesia è il canto che nasce dai pori della pelle di chi percepisce la realtà non fine a sé stessa, ma quell’oltre che si estende fino alle radici del mondo, non a caso gli antichi ebrei definivano l’esercizio dei versi col termine “Shir” ovvero Canto; Aristotele nell’ opera Poetica e Retorica ci dice che la poesia non si limita a ricercare la realtà oggettiva e distaccata, ma essa passa attraverso le sensazioni del poeta, pertanto è quel qualcosa che diventa sapienza che informa e al tempo stesso educa all’ascolto delle emozioni, che aldilà di psudofilosofemi e psicologismi dell’ultima ora, da cui il poeta stesso non manca di coraggio nell’affrontare il cammino della esposizione in versi.
Poetare è l’atto quotidiano e spontaneo che non teme denudarsi e partorirsi come essere totale, dove le emozioni non giocano a nascondino. In un tempo come il XXI secolo che educa alla repressione del flusso delle energie emozionali, che impone il sorriso anche quando il pianto è prossimo a sgorgare dalle feritoie oculari, dove amare è un semplice atto di debolezza e la misericordia è considerata un buonismo a portata di mano, arriva il poeta, o quei poeti che demoliscono cattedrali di polistirolo, che abbattono relativismi iniqui, che tagliano le corde sintetiche di realtà fittizie per tale ragione l’autore dei versi è considerato sempre scomodo, quasi da averne timore.
Come si può provare ammirazione per le tombe colossali della poetica se poi non si riconosce il vento furibondo dei poeti che ancora vivono, per fortuna, sul suolo terrestre? Bene bene, qualcuno è arrivato con una idea iperuranica, ed ha fondato la Repubblica dei poeti, è Renato Ongania, classe 1978, accademico italiano, che da anni costruisce motori vettoriali per velocizzare il percorso di ogni forma del sapere.
La repubblica dei poeti “celebra la creatività umana ed è finalizzato a valorizzare la poesia ed i poeti”, per chi volesse ulteriori approfondimenti basta cercare su internet wikipoesia: la Repubblica dei poeti”, un luogo “metafisico” che ha ritrovato il proprio terreno negli animi di chi è intenzionato a rivedere nell’altro poeta i propri versi.
Il Comune di Salento, piccola realtà della Campania, in provincia di Salerno, è stato il primo a donarsi come territorio poetico, un grazie accorato e dovuto alla amministrazione, al sindaco avv Gabriele De Marco.
Il 17 Dicembre 2022 proprio nel Comune di Salento, alle ore 17, si terrà il primo congresso della Repubblica dei Poeti.
Salento quindi è il primo Comune ufficiale riconosciuto come paese della poesia.
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