domenica 8 Settembre 2024
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A Pollena consiglio comunale straordinario : “L’ospedale Apicella non deve chiudere”

POLLENA TROCCHIA. Si è riunito stamattina, 22 novembre, in seduta straordinaria, il consiglio comunale per affrontare e discutere il problema dell’ospedale Apicella. Il presidio, infatti, in seguito alla decisione dell Giunta Regionale, rischia la chiusura per essere accorpato ad un ospedale, che ancora non esiste se non come progetto, nella cittadina di Pomigliano D’Arco. Per evitare la chiusura dell’Apicella, che ricopre un bacino di oltre 600mila utenti effettuando ogni anno circa 50mila prestazioni di pronto soccorso, e 15mila interventi chirurgici nelle varie branche specialistiche, i consiglieri, di maggioranza ed opposizione, hanno fatto richiesta al sindaco, Francesco Pinto, di chiedere un incontro con il governatore Antonio Bassolino e con l’assessore regionale alla Sanità, Angelo Montemarano. Inoltre, l’assise cittadina ha impegnato il sindaco a chiedere al presidente della Commissione Sanità regionale di convocare a Pollena Trocchia una seduta della stessa e di predisporre, a breve, una nuova assise cittadina a cui invitare i sindaci dei comuni limitrofi, espressione dell’utenza dell’Ospedale Apicella. “Il nostro impegno nei confronti del territorio – ha affermato Pinto – deve essere concreto. Non possiamo permettere che l’ospedale chiuda a vantaggio di un ospedale che ancora non esiste. Piuttosto dobbiamo riqualificare la struttura già esistente e portarla alla massima efficienza”. “Riqualificare e potenziare i servizi e la struttura già esistenti e funzionanti dell’Ospedale “Cav. Raffaele Apicella” – ribadisce il consigliere Giovanni Busiello – prevedendo anche l’utilizzo della struttura dell’ex convento in località Rione Micillo, acquisita anni or sono dall’Azienda Sanitaria Locale NA 4 ed attualmente in stato di degrado, comporterebbe, ai fini della spesa pubblica, sicuramente un minore esborso rispetto a quello per costruire un ospedale ex novo a Pomigliano d’Arco, ad oggi ancora inesistente”.

Mina Spadaro

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