giovedì 3 Ottobre 2024
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A Napoli , gli studenti universitari si riuniscono per dire “Stop” alla violenza

Stamane, circa 200 studenti de “L’Orientale” di Napoli si sono riuniti nel cortile del Palazzo S.Maria Coeli di via Duomo per richiamare l’attenzione delle autorità e discutere insieme sulle aggressioni avvenute in questo periodo da parte di alcune “baby gang”. Il “tuteliamoci” di un gruppetto di ragazzi (tra vittime e persone che hanno semplicemente espresso loro solidarietà)che ha fatto il giro dei social network, dei giornali e dell’opinione pubblica in generale , è stato concretizzato in una vera e propria assemblea che ha visto una grande affluenza di interessati. A prendere parola ( oltre agli organizzatori e a chiunque altro volesse intervenire) c’erano Felice Balsamo dello staff del sindaco De Magistris (quest’ultimo era a Roma e non poteva presenziare all’iniziativa) e Massimo Giobbe comandante della polizia municipale di Napoli.
I ragazzi hanno spiegato il perché di questa mobilitazione: sono stanchi di aver paura e di subire, stanchi di temere per la propria incolumità ogniqualvolta si trovino a seguire le loro lezioni. Le testimonianze riportate parlano chiaro e sono testimonianze che provengono non solo dagli studenti che frequentano L’Orientale, ma anche da vittime della Federico II: addirittura una ragazza che usciva dalla sua aula in stampelle è stata malmenata e trascinata al suolo, con una bella dose di insulti e sputi. Le persone aggredite restano nell’anonimato (e molti scettici aggrottano la fronte) , ma un paio di loro hanno denunciato l’accaduto alle autorità locali: la denuncia contro ignoti , naturalmente, non porta a reali conseguenze.
Il comandante della Polizia municipale , però, invita le vittime a parlare, a farsi avanti: se si denuncia, si sollecitano le istituzioni a prendere provvedimenti in più. A parole, sembra che ci sia interessamento a quelle che sono le problematiche che gli studenti affrontano tutti i giorni; addirittura, viene garantita ad un gruppo di rappresentanti dell’Ateneo di andare a discutere con sindaco e\o consiglieri sul da farsi, sulle soluzioni proposte non solo riguardo questi violenti episodi, ma anche su altre tematiche che rendono difficile la quotidianità dei discenti campani (ad esempio, il trasporto pubblico).
Le proposte del pubblico di interessati sono tante e varie: una soluzione potrebbe essere l’aumento di sorveglianza nelle aree in cui le aggressioni si sono perpetrate ed ,effettivamente, in questi giorni sono molte le studentesse che scrivono su Facebook di essere state tranquillizzate dal fatto di aver visto qualche volante dei carabinieri passare nei dintorni a dare un’occhiata alla situazione. Tuttavia, si tratta di una soluzione a breve termine, capace solo di distrarre: un’altra occasione per le istituzioni di gettare “fumo negli occhi” , dimostrando un’occasionale efficienza. Alcuni studenti parlano chiaro durante il dibattito: la soluzione va ricercata altrove poiché il problema è “a monte” e deve essere una soluzione di lungo termine. Ci sono 130 milioni di ragazzini che vivono in povertà assoluta; la Campania è una delle regioni con più alto tasso di dispersione scolastica: non si può parlare solo di “repressione” in un quadro del genere, ma anche di “prevenzione”. E’ la voce di quella parte del pubblico studentesco che crede ci sia bisogno di un cambiamento che vada aldilà del mero ricorrere alle forze pubbliche che, diciamocelo, non serve a granché. Si accende la discussione tra quanti dicono che l’occuparsi delle questioni che stanno “a monte” , delle cause del disagio di molti ragazzini napoletani (che non devono essere giustificati in alcun modo) non sia di competenza dei giovani studenti e quelli che la pensano diversamente : probabilmente, come un gruppo di ragazzi su Facebook è riuscito a mobilitare tanto l’opinione pubblica (fino ad arrivare al sindaco) per avere maggior controllo all’esterno delle sedi universitarie (la “soluzione a breve termine”) per tutelare i propri interessi e far valere i propri diritti, così ci si potrebbe far sentire per aiutare anche chi vive ai margini, chi per sentirsi più grande ha bisogno di fare il “guappetiello” (la “soluzione a lungo termine”). Gli studenti di oggi, sono l’èlite di domani: il fatto che ci sia una parte di loro che, andando oltre l’ottenimento dei propri diritti (in questo caso, la sicurezza) , vada a tener conto anche dei diritti di coloro che vivono al di fuori di “ogni forma di welfare” fa ben sperare in un cambiamento. A piccoli passi.

Antonella Cremato

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