SAN GIORGIO A CREMANO. Due raid armati compiuti a Molfetta (Bari) nel febbraio scorso, grazie ad articolate indagini compiute visionando ore di immagini delle telecamere di videosorveglianza, spulciando tra i tabulati telefonici, verificando targhe di auto rubate i carabinieri sono riusciti a risalire ai responsabili ed arrestarli. Si tratta di due pregiudicati di San Giorgio A Cremano considerati vicini al clan camorristico dei Mazzarella, Mariano C. 48 anni, e Francesco E, 49 anni.
I Carabinieri della Compagnia di Molfetta guidati dal maggiore Vito Ingrosso e coordinati dalla Procura della Repubblica di Trani, hanno eseguito 2 misure di custodia cautelare in carcere, emesse dal GIP del Tribunale di Trani Rossella Volpe, su richiesta del Sostituto Procuratore Marcello Catalano, che hanno portato all’arresto dei due pregiudicati campani ritenuti gli autori di reiterate minacce aggravate dall’uso delle armi, in danno di un pregiudicato pugliese con alle spalle una condanna per omicidio e indagini per almeno altri 3 tentati omicidi. I due arrestati, catturati con l’ausilio dei militari della Compagnia Carabinieri di Torre del Greco, sono stati condotti alla casa circondariale di Poggioreale, con l’accusa di minaccia aggravata, con l’uso delle armi e ricettazione aggravata. Adesso è caccia ad un terzo uomo, che era alla guida di una delle due auto.
L’indagine, condotta dalla Sezione del Nucleo Operativo dei Carabinieri di Molfetta, nasce dal danneggiamento del portone d’ingresso di una palazzina al numero 9 di via Madre Teresa di Calcutta, avvenuta in data 19 febbraio scorso, in quella occasione almeno tre proiettili furono sparati contro la vetrata della porta d’ingresso, dopo 9 giorni un episodio simile sempre allo stesso indirizzo, stavolta nove colpi di pistola sparati da breve distanza.
I militari coordinati dal maggiore Ingrosso hanno cominciato a visionare le immagini dei sistemi di videosorveglianza nel primo episodio, avvenuto intorno alle 14, si vedevano due persone col volto travisato che, giunti a bordo di un motociclo, raggiungevano il civico 9 della strada di una zona semiperiferica di Molfetta, dove esplodevano 3 colpi di pistola. Nel secondo episodio, avvenuto il 28 febbraio alle ore 03.30, gli autori del reato, stavolta, giungevano sul posto dell’agguato con un’utilitaria, il cui passeggero scendeva dall’auto ed esplodeva almeno 9 colpi verso la vetrata. Non è stato difficile per gli uomini dell’Arma rendersi conto che l’obiettivo dei raid era un 41enne, pregiudicato e condannato per omicidio e altri gravi reati, che vive proprio lì. Il movente del gesto non è ancora emerso, tuttavia gli inquirenti ritengono sia legato alla gestione di qualche attività illecita. Uno degli arrestati, campani, ha, infatti, è stato detenuto per un certo periodo con il pregiudicato molfettese, occasione in cui potrebbero essersi conosciuti e deciso poi di collaborare in qualche “affare”.
“Uno studio accurato delle immagini riprese dai sistemi di videosorveglianza dell’intera città”, si legge nella nota stilata dai carabinieri, “consentiva di individuare, in data 28 febbraio, l’utilitaria utilizzata dai malfattori mentre entrava a Molfetta seguita, da un’altra vettura di piccola cilindrata. Le targhe erano quelle originarie, non oggetto di furto e risultavano intestate a due società di noleggio di San Giorgio a Cremano. Le immagini riprese nelle immediate vicinanze del portone danneggiato dai colpi di arma da fuoco fornivano, inoltre, un particolare importante: l’utilitaria al momento dell’attentato aveva le targhe differenti da quelle captate dalle telecamere cittadine al suo ingresso in città. Targhe che risultavano rubate qualche giorno prima a Cercola. Venivano pertanto acquisite anche le immagini del luogo ove era stato effettuato il furto delle targhe, mentre a Molfetta dalle immagini di videosorveglianza di un parcheggio di un condominio, venivano riprese le fasi mentre i malviventi avevano effettuato lo scambio delle targhe”.
Gli uomini dell’Arma, infine, hanno accertato che Mariano. C, aveva preso a noleggio l’automobile utilizzata per l’agguato. Verificando invece i tabulati di diverse utenze telefoniche, hanno riscontrato la presenza sul luogo dell’agguato anche del complice, Francesco E. Dettagli importanti che collegati fra loro hanno chiuso il cerchio delle indagini.
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