SOMMA VESUVIANA (NAPOLI). 35 anni fa veniva barbaramente ucciso un carabiniere che, prima del suo ultimo comando, aveva prestato servizio a Somma Vesuviana lasciando nella comunità un bellissimo ricordo.
Luciano Pignatelli, aveva soltanto 24 anni quando la sua vita e quella del collega Carmelo Ganci fu spezzata da quattro delinquenti. La loro “colpa” aver fatto i carabinieri poiché intervennero a seguito di una rapina seppure fossero liberi dal servizio non avevano esitato a intervenire e anche se erano feriti e finiti fuori strada furono raggiunti dai banditi e “finiti” con una esecuzione: volevano essere certi di averli uccisi. Prima di Castel Morrone dove morì il 4 dicembre 1987 aveva prestato servizio a Somma Vesuviana.
Il 2 dicembre gli è stata intitolata la stazione dei carabinieri di Giovinazzo (Bari) sua città natale.
All’evento, accompagnato dalle note della Fanfara del 10° Reggimento CC “Campania”, unitamente al picchetto d’onore nella tradizionale Grande Uniforme Speciale e ad una rappresentanza dell’Associazione Nazionale Carabinieri, hanno preso parte i familiari della medaglia d’oro al valor militare Pignatelli nonché i vertici locali dell’Arma, il Generale di Divisione Stefano SPAGNOL, Comandante della Legione Carabinieri “Puglia” e il Colonnello Francesco de Marchis, Comandante Provinciale di Bari. Tra le numerose autorità intervenute vi erano anche il Senatore Dario Damiani, il deputato Marco Lacarra, il Procuratore della Repubblica di Bari Roberto Rossi e Giovanni Signer, Questore di Bari. A fare da cornice alla cerimonia è stata la presenza dei cittadini di Giovinazzo e di tantissimi ragazzi degli Istituti scolastici del posto, che hanno partecipato ad un concorso indetto per diffondere la storia di Luciano Pignatelli, attraverso la realizzazione di elaborati ed opere che hanno ricevuto grandissimi elogi. I premi finali sono stati attribuiti agli studenti di otto classi dell’I.C. “Bavaro Marconi”, dell’I.C. “S.G. Bosco – Buonarroti” e del Liceo “Spinelli”.
La cerimonia è stata preceduta da un momento di particolare raccoglimento e commozione presso il cimitero di Giovinazzo quando, alla presenza dei familiari, del sindaco Michele Sollecito, dal cappellano militare della Legione Carabinieri “Puglia”, don Antonio Cassano e del Comandante Provinciale dell’Arma è stata deposta una corona alla tomba dell’eroe. Assai significativo è stato inoltre il momento in cui i familiari del militare medaglia d’oro “alla memoria”, insieme al sindaco, hanno scoperto la targa commemorativa e il dipinto raffigurante il proprio caro, realizzato dall’artista Giuseppe Palmieri. A benedire il momento è stato l’Arcivescovo di Molfetta, Ruvo, Terlizzi e Giovinazzo, monsignor Domenico Cornacchia.
Nel corso degli interventi pronunciati dai familiari, dal sindaco e dal comandante Provinciale dei Carabinieri molteplici sono stati i richiami alla vita di Luciano Pignatelli e al gesto eroico che lo ha spinto all’estremo sacrificio e che ha motivato la concessione della medaglia d’oro “alla memoria”.
Un esempio che merita di essere raccontato e condiviso per le giovani generazioni per questo ripercorriamo qui la sua brave vita e la motivazione per la quale gli è stata assegnata la Medaglia d’Oro al Valor Militare alla Memoria.
Luciano Pignatelli nasce a Giovinazzo (BA) il 19 marzo 1963, da Pignatelli Giacomo, operaio di ferriera, e DELCONTINI Isabella, casalinga. Terzultimo genito di sette figli (cinque maschi e due femmine), ha vissuto con la propria famiglia nello stesso comune. Chiamato ad assolvere il servizio di leva, chiese di svolgerlo nell’Arma dei Carabinieri, per cui in data 28 gennaio 1982, fu arruolato nella Benemerita per frequentare il Corso Allievi presso la scuola Carabinieri di Torino (distaccamento di Chieti). Promosso Carabiniere ausiliario, nell’aprile successivo, viene assegnato alla Legione Carabinieri di Napoli per il successivo impiego presso la Stazione di Somma Vesuviana (NA).
Al termine del servizio di leva chiedeva ed otteneva la rafferma nell’Istituzione dell’Arma. Nel luglio 1986 raggiungeva l’ultima sede di servizio, la Stazione di Castel Morrone (CE).
“A diporto in abito civile unitamente a pari grado, appreso che poco prima quattro malviventi armati avevano perpetrato rapina ai danni degli avventori di un esercizio pubblico dandosi poi alla fuga a bordo di autovettura di grossa cilindrata, con altissimo senso del dovere e cosciente sprezzo del pericolo, si poneva alla loro ricerca con automezzo privato. Intercettati i fuggitivi ed ingaggiato con essi conflitto a fuoco, nel corso di prolungato inseguimento ad elevata velocità fuoriusciva con l’auto dalla sede stradale finendo nella sottostante scarpata, ove, ferito ed impossibilitato a difendersi, veniva vilmente ucciso dai criminali con numerosi colpi d’arma da fuoco. Luminoso esempio di elette virtù militari, ammirevole abnegazione e dedizione al servizio spinta fino all’estremo sacrificio”. Castel Morrone (CE), 4 dicembre 1987.
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