Napoli. La vicepresidente del Consiglio regionale Ciarambino, il senatore Vaccaro e il deputato Di Sarno hanno incontrato il Prefetto di Napoli: “Accolte le nostre richieste, al vaglio misure per far sentire la presenza dello Stato nei nosocomi cittadini”
“La recente inchiesta della Procura Antimafia di Napoli, che ha portato all’emissione di 48 provvedimenti restrittivi per reati di associazione mafiosa, estorsione e falso, ha acceso ancora una volta i riflettori sul controllo che la camorra eserciterebbe da anni su gran parte degli ospedali di Napoli. Secondo quanto appreso dalla stampa, i principali nosocomi cittadini, come il Cardarelli, l’Azienda ospedaliera dei Colli e il Policlinico Federico II, sarebbero finiti da anni sotto la diretta influenza di storici e potenti cartelli criminali che, attraverso funzionari interni, sarebbero arrivati a controllare attività che vanno dalla distribuzione di cibo e bevande, fino al trasporto degli infermi. Una situazione che ci preoccupa non poco e alla luce della quale abbiamo voluto incontrare il Prefetto di Napoli, che ha accolto le nostre richieste e le nostre proposte, impegnandosi a valutare di mettere in campo misure e provvedimenti urgenti che facciano sentire la presenza dello Stato nei nostri ospedali e riportino la legalità nei luoghi in cui l’unica priorità deve essere quella di garantire il diritto alla salute di tutti”. È quanto dichiarato dalla vicepresidente del Consiglio regionale della Campania e capogruppo regionale M5S Valeria Ciarambino, dal senatore M5S Sergio Vaccaro e dal deputato M5S Gianfranco di Sarno che ieri sera, in rappresentanza dei consiglieri regionali e dei parlamentari Campani del Movimento 5 Stelle, hanno incontrato il Prefetto di Napoli Claudio Palomba.
“Non possiamo più consentire che la vita e la salute dei cittadini siano affare per la criminalità organizzata, che ha radici sempre più profonde nel servizio sanitario regionale, fino ad arrivare a controllare addirittura le assunzioni e le liste di attesa, come emerse un anno fa dall’indagine sul San Giovanni Bosco. Una vicenda alla luce della quale chiedemmo e ottenemmo l’insediamento di una commissione di accesso nella Asl Napoli 1, per capire quali lacune ci fossero nel sistema sanitario regionale, perché si potesse determinare una situazione tanto grave nella più grande azienda sanitaria del Paese. L’ultima inchiesta farebbe addirittura prefigurare l’esistenza di un collaudato schema di collaborazione, in forza del quale i clan locali avrebbero esercitato un controllo diretto sulle gare d’appalto in favore di imprese a loro vicine, corrompendo pubblici ufficiali e turbando le procedure amministrative. Uno scenario che ci induce a ritenere non più rinviabile l’avvio di misure straordinarie nei confronti degli ospedali cittadini, anche nella prospettiva di finalizzare efficacemente e con tempestività le cospicue risorse stanziate nell’ambito del Pnrr”.
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