“Siamo emozionati e commossi nel presentare un libro che ha visto la luce in un periodo afflitto dalla pandemia e caratterizzato da isolamento e individualismo sempre più spinti. Questo albo è frutto di un lavoro collettivo, guidato dagli autori Giovanna Pignataro e Tiziano Squillace, che vuole restituire, in modo delicato e profondo, le tante storie vissute da Chi rom e…chi no direttamente e indirettamente, nella complessità e nell’impegno che quotidianamente ci vede presenti nei territori che attraversiamo” – dichiara Barbara Pierro, presidente dell’associazione di promozione sociale costituita nel 2006, ma di fatto già attiva dal 2002, da quando, cioè, un gruppo informale di giovani studenti e studentesse provenienti da varie parti della città, cominciò a costruire con gli abitanti rom e gagiò una baracca “abusiva” in un campo “abusivo” con l’obiettivo di renderla spazio pubblico laboratoriale e di incontro tra tutti e tutte – rom, gagiò, migranti, piccoli/e, adolescenti, giovani e adulti. Nella baracca, chiamata Scola Jungla dalle bambine e i bambini, per molti anni, tra mille peripezie e difficoltà, sono nate relazioni profonde e autentiche tra gli abitanti del quartiere e della città per favorire la creazione di processi necessari a stimolare la partecipazione “politica” e consapevole delle persone. I laboratori pedagogici, interculturali, artistici e creativi, i campi estivi, i tavoli di confronto e di ricerca che ancora oggi proseguono anche se la baracca non c’è più, hanno contribuito ad aprire importanti riflessioni con la comunità sui temi dell’educazione partecipata, della giustizia sociale, dei diritti all’abitare, per il superamento dei campi e per la riappropriazione e riqualificazione dal basso dello spazio pubblico.
L’albo illustrato concentra in immagini delicate e potenti pezzi di vita che si sono incrociati e che hanno generato interventi e progettualità sociali, artistiche, interculturali, pedagogiche, politiche, che in venti anni hanno coinvolto almeno un paio di generazioni di bambine e bambini. Il testo utilizza Easy Reading Font, caratteri ad alta leggibilità “dyslexia friendly”.
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