venerdì 29 Novembre 2024
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Fashion Week, Armani incanta Milano: ‘Torno alle origini’

Milano. L’uomo di Giorgio Armani,  anche in pantofole – come quelle viste in passerella alla sfilata del 21 giugno alla Milano Fashion Week – non perde mai la sua allure: “l’uomo deve nascere, vivere e morire con quell’allure – sottolinea Armani – sulla donna ci si può un po’ divertire, ma sull’uomo non ci si diverte, sia chiaro, è inutile che mi sforzi di essere come gli altri perché sono io”. A chi gli chiede cosa gli dia più fastidio in ciò che vede in giro, Armani risponde deciso: “la supponenza”. Il suo, infatti – e questa sfilata, la prima in presenza dopo il periodo più duro del Covid, ne è la conferma – è un uomo che anche quando indossa i bermuda non perde mai la sua allure, che è prima di tutto – e Armani non si stancherà mai di ripeterlo – dignità.  “Classico – sottolinea – è un modo appropriato di fare le cose. In questa collezione ho interpretato il concetto con la massima scioltezza, senza eccessi e aspirando solo alla freschezza”. Così questa collezione è figlia sì dell’anno trascorso in lockdown, della comodità e rilassatezza sperimentata tra le mura domestiche e di cui non si vuole più fare a meno, ma è armaniana al 100% nel rimarcare uno stile che anche quando è fluido e disinvolto non è mai inappropriato. A evidenziare questo legame con il Dna, la scelta di sfilare in via Borgonuovo 21, dove tutto è cominciato. “Torno alle origini – chiosa Armani – immaginando, ancora una volta e a distanza di anni, un modo di vestire legato al momento, come specchio dei tempi che stiamo vivendo. La mia ‘rivoluzione’ è iniziata in questo modo e va coerentemente nella stessa direzione”.E qui sfila oggi il nuovo completo, che si rinnova nelle forme proponendo l’idea del sopra e sotto coordinati: una camicia da sera con il collo a listino o la giacca tagliata come il giubbotto di denim abbinata ai pantaloni con le pinces realizzati nella stessa lana gessata, o la giacca-gilet con i bermuda nella stessa fantasia di tulipani stilizzati. “Ho voluto rinfrescare l’idea dell’abito: di sera – spiega Armani – basta la camicia coordinata ai pantaloni della stessa stoffa, di giorno una giacca tagliata come un giubbotto di denim ma di lana gessata leggerissima. E poi, improvvisi, tocchi di colore”.
Tra i modelli, anche alcuni con la mascherina “per dire ‘attenzione, non è finita’, mi auguro che lo sia ma facciamo attenzione a non farci prendere dall’orgasmo della festa, perché basta poco – avverte – per ripiombare nel baratro che abbiamo vissuto”. Sfilare, però, era necessario: “penso sia importante dare a tutto il sistema un segnale di ripartenza. Non sono il solo, e sono certo che tutti ci siamo impegnati al massimo per offrire un’esperienza dal vivo in totale sicurezza. Sono stato il primo a chiudere al pubblico la sfilata e sono il primo a riaprire e lo faccio – dice – con estrema consapevolezza”. E con il sindaco di Milano Beppe Sala tra gli ospiti della sfilata, al termine della quale è uscito a salutare insieme al suo storico collaboratore Leo Dell’Orco. “Leo è mio collaboratore da 67 anni, con la maturità è diventato più maturo ma anche – scherza poi Armani – più testone. E’ bravo lui per l’uomo come Silvana (la nipote, ndr) per la donna: sto preparando il mio futuro con le persone che ho accanto”.

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