lunedì 25 Novembre 2024
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Storie di migranti venuti dal mare, “Napolinegra” il libro di Vincenzo Sbrizzi

Napoli. Venticinque storie di migranti, di persone che hanno raccontato al giornalista Vincenzo Sbrizzi il loro dramma. Il lungo cammino alla ricerca di un porto sicuro, le torture subite nei lager libici, il viaggio in mare pronto a trasformarsi in un inferno è questo il contenuto delle pagine di “Napolinegra”, l’ultimo libro di Sbrizzi. Venticinque anime tormentate che nella città di Napoli sono riuscite ad integrarsi, a ricominciare una nuova vita. La rinascita nella città più bella ma anche più bistrattata al mondo, che apre le braccia a chi ha bisogno della sua accoglienza. Sbrizzi riesce abilmente a raccontare uno spaccato di storia, attuale e troppo spesso ignorato; “Napolinegra” è la testimonianza di quanto gli errori del passato continuino ad influire ancora nel mondo. Un pregiudizio stolto che lascia indietro gli ultimi di una terra violata. Il giornalista oplontino con la punta delle dita riesce ad estrarre dalle loro menti: vessazioni, schiavitù, inganni, naufragi. Brutali ricordi che fanno male. Tra le storie di migranti Sbrizzi ci racconta anche di Said, un giovane che parte dalla Turchia nascosto in un conatiner e giunto nei balcani viene imbarcato su una nave diretta in Puglia, sbarcato e messo su un camion viene trasportato fino a Milano, quì poi abbandonato. Il viaggio lo compie sempre chiuso in questa “tomba mobile”, non sente l’odore della terra e neanche quello del mare, solo il “fetore” di un mondo sporco, incapace di tirarlo fuori da quell’incubo assurdo. «La storia di Said mi ha ricordato la Shoah. Prima mi chiedevo come era possibile che nessuno se ne accorgesse. Com’è possibile che nessuno facesse niente. Queste persone mi hanno insegnato che invece è possibile perché è quello che stiamo facendo tutti noi in questo preciso istante. I campi di concentramento ci sono in Africa e nell’est Europa ma noi facciamo finta di non vederli. Noi non facciamo nulla. Io non faccio nulla». “Napolinegra” quindi non è solo riflessione ma è anche una denuncia, un urlo doloroso che chiede aiuto. La copertina del libro è simbolica; una “pietà nera”, rappresentazione evidente della madre generatrice che porta il peso del dolore inflitto ai suoi figli perchè: “L’umanità è nata in Africa e da lì è partita una decina di milioni di anni fa” scriveva la studiosa Cateherine Coquery-Vidrovicth, ma ce ne siamo dimenticati. L’ immagine di copertina è nata grazie alla creatività di Gix Musella (esperto di grafica editoriale e comunicazione) e della bravissima fotografa Alessandra Finelli. Con la prefazione del docente Isaia Sales, “Napolinegra” è stato pubblicato dalla Iod edizioni per la nuova collana “Cronisti Scalzi” che raccoglie i racconti e le narrazioni dei giovani cronisti. La collana è ispirata al lavoro di Giancarlo Siani; anche lui cronista scalzo come amava definirlo Erri De Luca. Un libro da leggere per comprendere quanto si è fortunati a non aver paura del mare, che il viaggio pur se rischioso è l’unica ancora di salvezza da afferrare tra gli orrori di guerre e dittature.

Biografia di Vincenzo Sbrizzi

Giornalista professionista di Torre Annunziata (Napoli). Nato nel 1984, è laureato in Scienze della comunicazione all’Università degli studi Suor Orsola Benincasa con una tesi in Storia delle mafie, relatore Isaia Sales. Ha frequentato un master in Marketing e comunicazione digitale alla Business school de “Il Sole 24 ore” e masterclass di social media e copywriting al “The Guardian” di Londra. Ha lavorato per Striscia la notizia, Fanpage, Il Mattino, Roma, Optima Italia e attualmente lavora per Napolitoday e Today del gruppo Citynews. Ha
pubblicato insieme a Simona Melorio, per Editoriale Scientifica, il saggio “Torre Annunziata: tra camorra e deindustrializzazione” con cui ha vinto il Premio Giancarlo Siani 2020.

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