martedì 26 Novembre 2024
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il regista Calvino: “Riaccendere le luci in teatro”

“Cerco di portare in scena la vita con le sue contraddizioni, il bene e il male l’oscurità e la luce, ma soprattutto la speranza in un domani migliore”.

Intervista a distanza, rispettando le norme anticontagio, il regista partenopeo Fortunato Calvino. Abbiamo ripercorso le tappe più importanti della sua interessante e prolifica carriera, costellata di tante soddisfazioni e successi. I testi del regista sono inediti, e affrontano tematiche sociali e non solo. Ci auguriamo di tornare presto al teatro per vedere le sue opere e riprendere in mano la nostra vita.

Quando è nata la sua passione per il teatro? 

Io sono figlio di teatranti, mio padre Ciro Calvino lavorava nella compagnia dei fratelli Maggio, mi ha trasmesso la passione del teatro, ma poi autonomamente a 18 anni ho iniziato il mio percorso artistico. Negli anni ’70 ho fatto varie esperienze con piccoli gruppi teatrali lavorando su testi di Ettore Petrolini, Palazzeschi e come aiuto regista ho avuto la fortuna di lavorare con registi importanti come Ugo Gregoretti, Gianfranco De Bosio che mi hanno dato la possibilità d’imparare il mestiere. E stato  un periodo importante per me e negli anni successivi ho conosciuto Lucio Amelio grande gallerista che mi invitò in una rassegna da lui organizzata al Goethe Institut di Napoli con spettacoli sperimentali e io portai un lavoro che univa insieme cinema e teatro il testo era: “Napoli centrale…si Batte” e il giorno dopo c’era Mario Martone con il suo gruppo Falso Movimento con “Tango Glaciale” era il 1981. In seguito ho conosciuto la grande Luisa Conte e per quattro mesi ho lavorato al Teatro Sannazaro in un testo di Gaetano Di Maio(‘A verità è zoppa ‘e solde so’ ciunche e ‘a fortuna è cecata, 1977),  prima come aiuto suggeritore e in seguito facendo piccoli ruoli nella commedia che si era provato e che fu un successo. Oltre la Conte, in compagnia c’era Pietro de Vico, Carlo Taranto, Gennarino Palumbo, Olimpia Di Maio e tanti altri bravi attori, quella è stata per me una grande scuola. E da lì ho iniziato il mio viaggio nel mondo del teatro coltivando parallelamente anche una forte passione per il cinema. Nel 1985 debutto ufficialmente nel bel teatro Sancarluccio di Napoli con “La Signorina Margherita” con una strepitosa Paola Fulciniti. Lo spettacolo ebbe un grande successo che più volte l’abbiamo ripreso fino al debutto al Teatro la Scaletta di Roma, che aveva più sale e in quella più grande c’era Italo Moscati che venne a vederci e in seguito mi affidò la regia di un suo testo teatrale.

Mi può parlare delle tematiche più salienti della sua drammaturgia? 

In seguito mi sono dedicato soprattutto alla regia teatrale portando in scena autori poco presenti a Napoli come Manuel Puig (Il Bacio della donna ragno 1989), Rainer Werner Fassbinder con testi come: “Gocce si pietre roventi”1992, e in seguito “Le lacrime amare di Petra von Kant” 1997, con l’Istituto tedesco è nata una collaborazione che è durata più di dieci anni portando a Napoli la migliore drammaturgia tedesca. Nel 1992, ho portato in scena un testo di Annibale Ruccello “Anna Cappelli” che abbiamo rappresentato anche a Londra insieme a un mio testo “Madre Luna”. Dopo molte regie con testi di autori diversi fra loro ho sentito il bisogno di portare in scena tematiche a me molto care come la diversità, l’emarginazione sociale, e alcune tematiche d’impegno sociale e così nel 1990 al Teatro Nuovo di Napoli ho debuttato come autore con il testo: “La Statua” con le musiche di Enzo Gragnaniello e superato la prova con un grande successo ho iniziato a lavorare a varie tematiche come: “Maddalena” 1987, (Legge Basaglia), “Geltrude”(incesto famigliare)1993, e nel 1994 “Cravattari” che tratta del dramma dell’usura riscuotendo un grande consenso di pubblico e di critica ricevendo diversi premi di drammaturgia come: il premio “Giuseppe fava 1995”, “Il Premio Girulà 1996”, “Il Premio Giancarlo Siani 1997” e tanti altri riconoscimenti ho ricevuto per questo lavoro che ha avuto oltre 1550 repliche fino ad oggi. Ho scavato molto in me, operando un passaggio da regista ad autore, impegnandomi in tematiche a volte scomode, impegnative che mi hanno dato un grande riscontro di pubblico testi come: “Cuore nero 2009”, (l’amore omosessuale nella camorra), “Pelle di seta 2019” (Storia di un trans alcolizzato che ha ricevuto una Menzione speciale al Premio “Carlo Annoni” Milano). Mi sono dedicato a portare in scena a volte la parte oscura di questa città, ma anche una Napoli coraggiosa che sa ribellarsi ad ogni forma di sopruso e degrado.

Lei ha ricevuto molti premi e riconoscimenti. Me ne potrebbe citare qualcuno?

Sicuramente “Cravattari”, con le sue 1550 repliche, continua ad avere riconoscimenti.  Per la mia drammaturgia ho ricevuto il “Premio Annibale Ruccello 2014”, sempre nello stesso anno il premio “Concetta Barra” e poi chiaramente tutti gli altri. Nel 2020 al Piccolo Teatro di Milano ho ricevuto il Premio di Drammaturgia Internazionale “CARLO ANNONI” per il testo: “La Resistenza negata”, che parla del ruolo che ebbero le donne e i femminièlli durante le quattro giornate di Napoli e che debutterà in prima nazionale il 12 e 13 giugno al Campania Teatro Festival 2021.

So che alcuni alunni hanno fatto tesi di laurea sul suo teatro. Cosa si prova ad essere un punto di riferimento, un’icona per i giovani? 

Le tesi di laurea sulla mia drammaturgia mi onorano, e le Tesi provengono da varie città dell’Italia e anche dall’estero come quella giunta dal Belgio “La Camorra napolitaine dans l’oeuvre de Fortunato Calvino” di Mélissa Zat che ha ricevuto il premio “Tesi di laurea” del MIBACT e SIAD al teatro Argentina di Roma. Queste tesi mi hanno molto gratificato e mi hanno dato un segno tangibile riguardo a quello che faccio, testimonianza e memoria che resta per chi in futuro vorrà approfondire. Ho sempre avuto a che fare con i giovani facendo corsi di teatro e di scrittura teatrale presso L’Università Federico II di Napoli. Molti dei miei testi hanno come protagoniste figure femminili (Maddalena, Geltrude, Adelaide, Rituccia ect.), oltre i temi elencato ho trattato quella sulla violenza sulle donne in“Ordinaria violenza”, e sul mondo dell’omosessualità ho scritto nel 2013 “Vico Sirene” uno spaccato del mondo dei Trans e dei femminelli. Nel 2015 la professoressa Patricia Bianchi ha riunito diversi autori per realizzare un progetto ambizioso “Scrittori per Eduardo” un libro che doveva riscrivere i testi del grande autore trovando anche un finale diverso. Io ho scelto il personaggio della bambina di Napoli Milionaria “Rituccia” che nel mio testo ho portato ai giorni nostri, spettacolo che ho presentato al Napoli teatro festival del 2015, è stato molto interessante la risposta del pubblico: Rituccia è la figlia malata di Amalia in Napoli Milionaria, che rischia di morire senza un medicinale che non si trova. Ne è nato un testo autonomo e nello stesso momento un omaggio al grande  Eduardo De Filippo. Nel lavoro evoco l’orrore della guerra, la disperazione della popolazione ma anche una solidarietà che Rituccia nel suo vivere da adulta non trova più.

C’è un personaggio a lei molto caro, La Tarantina, me ne può parlare?

La Tarantina è un personaggio storico dei quartieri spagnoli. La Tarantina io l’ho incrociata per la strada dopo aver scritto Vico Sirene, lei abita vicino casa mia, e conoscendola mi ha subito dimostrato una grande disponibilità a raccontarmi del suo passato cosa rara e difficile in queste persone che sono chiuse e non molto inclini ad aprirsi. Subito ho pensato insieme al professor Paolo Valerio, di filmare i suoi racconti, così è nato il film-documento sulla sua vita, che resterà come memoria storica di un mondo che lentamente sta sparendo. Il primo tassello è stato proprio questo film-documento di poco più di un’ora dove lei racconta ancora minorenne la sua fuga da Avetrana e del suo arrivo a Napoli nel periodo del dopoguerra. Fuggita da Avetrana per essere stata cacciata dai suoi parenti per i suoi modi troppo “femminili”. Il film-documento è andato molto bene lo abbiamo portato in festival molto importanti, e perfino a New York. Poi dopo questo film, l’attenzione che si era creato intorno a lei, mi ha fatto pensare che riuscire a portare in scena, un vero femminello e fargli raccontare la sua vita teatralizzandola e coinvolgendo anche altri attori che le facevano da spalla, avrebbe avuto un ottimo riscontro. Così è stato mettendolo in scena prima a Roma e poi a Napoli è stato un successo pieno è andato così bene che quando è arrivato il Covid avevamo già diverse serate da fare. Portare in scena la Tatantina con la sua spontaneità e la sua verità, lei che non è un’attrice, è stato bellissimo il pubblico l’ama, perché s’immedesina in lei che è se stessa anche in scena. Le ho dato una forza che prima non aveva. È stata un’esperienza interessante, è stato importante il suo modo di interagire col pubblico e poi il valore aggiunto è stato lei stessa in scena. Per la prima volta in Italia si portava  in scena un vero femminièllo. Un’esperienza bellissima che speriamo di poter riprendere appena possibile dopo la pandemia.

Come definirebbe il “suo teatro” e ha progetti dopo “covid”?

Cerco di portare in scena la vita con le sue contraddizioni, il bene e il male l’oscurità e la luce, ma soprattutto la speranza in un domani migliore. E lasciatemi inviare un pensiero a tutti quelli che hanno perso un famigliare, un parente una persona cara per questo maledetto Covid! E anche a tutti gli artisti e le maestranze che sono costrette a stare a casa senza lavoro. Il teatro deve tornare ad accendere le sue luci ad aprire il  sipario ad avere un pubblico ora sorridente ora emozionato. Questo è l’augurio più sentito che posso fare a tutti noi.

 

Breve Curriculum di Fortunato Calvino nasce a Napoli nel 1955 ed inizia la sua attività artistica nel 1978 come teatrante e filmaker. Negli anni ’80 realizza alcuni corti in Super8 che partecipano ad importanti festival cinematografici. Nel 1980 il suo corto in Super8 Prima della caduta partecipa al Super Eight Film Festival di Toronto, kermesse internazionale dove Calvino è l’unico autore a rappresentare l’Italia. Nel 1982, nell’ambito di Estate a Napoli, organizza la Rassegna Giovane Cinema Campano. Dal 1982 al 1983 è aiuto regista prima di Gianfranco De Bosio, poi di Ugo Gregoretti. Nel 1985 debutta come regista teatrale con la Signorina Margherita di Robert Athayde. Seguono Basse Frequenze di Antonio Scavone (1987), Vuoti a rendere di Maurizio Costanzo (1989), Il bacio della donna ragno di Manuel Puig, Gocce su pietre roventi di Rainer Werner Fassbinder (1989/90), Anna Cappelli di Annibale Ruccello (1992) – che nel 2008 approderà a Londra al Riverside Studios –, Gardenia di Maricla Boggio (1996), Le lacrime amare di Petra Von Kant ancora di Fassbinder (1997), Scene da Bertolt Brecht (1998), Napoli è un Paradiso (1999) in occasione del 250° anniversario della nascita di J.W. Goethe e in collaborazione con il Goethe Institut. Nell’ambito della rassegna Maggio dei Monumenti 1999, va ricordato lo spettacolo Caracciolo-dramma in commedia di Maricla Boggio da un’idea di Antonio Ghirelli; poi ancora Passioni e spine (2001), Le figlie di King Kong di Theresia Walser (2001), Omaggio a Rainer Werner Fassbinder nel ventesimo anniversario della scomparsa (2002), Morte nella notte di Natale di Franz Xaver Kroetz (2003), SPAX (2004) e La sorpresa di Natale (2005) entrambi di Maricla Boggio, Il Signor Kolpert di David Gieselmann (2006). Come autore esordisce invece nel 1990 con La statua di cui firma anche la regia teatrale. Nel 1992 fonda l’Associazione Metastudio ‘89. Nel 1993 scrive la commedia Geltrude che mette in scena per la rassegna Benevento Città Spettacolo. Nel 1995 vince con Cravattari il premio Giuseppe Fava e il premio Girulà come miglior autore della stagione teatrale napoletana 1996/97. Nel 1996 in collaborazione con il Goethe Institut promuove la Rassegna sulla Drammaturgia Tedesca Contemporanea con testi di Botho Strauss, Heiner Muller, Franz Xaver Kroetz, George Tabori  e R.W. Fassbinder. Partecipa alla festa nazionale dell’Associazione Libera (edizione 1997) vincendo nello stesso anno con Cravattari il premio speciale Giancarlo Siani. Dall’esperienza al Frullone fatta dal regista-autore negli anni ’80 nasce Maddalena, storia di una paziente alle prese con la vita postmanicomiale. La pièce è finalista al premio “Enrico Maria Salerno” nel 1996. Nel 2001 Calvino vince il premio come miglior autore alla Seconda Rassegna Nazionale Teatri delle Diversità. Nel 2002 debutta una delle sue piéces più amate dal pubblico, Malacarne, ripresa poi nel 2005 con la regia di Carlo Cerciello. Il testo vince la IVa Edizione del Premio Calcante della SIAD (Società Italiana Autori Drammatici). Tra gli ultimi testi del drammaturgo andati in scena vanno ricordati: Adelaide interpretato da Imma Piro diretta da Franco Però (2005); Lontana la città (finalista al Premio Riccione per il Teatro nel 2005); Madre Luna (debutto in prima mondiale a Londra  presso l’Istituto Italiano di Cultura nel 2009, interpretato da Imma Piro e Ivano Schiavi); Cuore nero (vincitore del Premio Calcante 2009, debutto al Teatro Nuovo di Napoli nell’aprile 2009 con Ivano Schiavi, Massimiliano Rossi, Loredana Simioli, Mariano Gallo).

Ph in copertina, Fabio Donato

 

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