MARIGLIANO – Il suo nome è Laura Stefania Melchiade, ed è una giovane donna che, qualche anno fa, ha lasciato la sua Marigliano per intraprendere un viaggio, per Londra, che ha cambiato totalmente la sua vita. Sì, perché, oggi Laura lavora come Programme associate presso la Conciliation resources peacebuilding organisation, con sede Londra, e si occupa di supporto nell’attuazione del programma di risoluzione del conflitto tra India e Pakistan (Kashmir).
Il racconto della giovane, a tratti, sembra davvero un film. Quando ha messo piede sull’aereo per Londra non si aspettava assolutamente di restarci. “ Dopo essermi laureata in Relazioni internazionali, mia madre mi regalò un viaggio per Londra, avevo il biglietto di andata e ritorno – dichiara Laura – ma poi, non sono più tornata”
“ A Londra conobbi un ragazzo napoletano, che diventò poi mio amico, e iniziai a lavorare con lui in un ristorante italiano a Londra, abbandonando gli studi. Ma dopo un annetto circa – confessa la giovane mariglianese – sentii il bisogno di riprendere a studiare” .
Dopo il primo anno di specialistica, Laura, fece domanda come stagista all’Onu ma, anche se non riponeva troppe aspettative, fu chiamata e lavorò prima 3 mesi come stagista poi, le fu offerto un contratto e si trasferì in Thailàndia per quasi un anno.
Oggi lei collabora con un team di persone supportando il lavoro di alcune organizzazioni in Kashmir .“ Oggi non esiste un formale processo di pace tra India e Pakistan per quanto riguarda la regione del Kashmir – ci spiega Laura durante l’ intervista – grazie al nostro progetto, alcuni soggetti della società civile indiana, pachistana e in Kashmir, stanno portando avanti attività di supporto e di impegno, sostenendo i collegamenti tra le popolazioni attraverso condivisione di idee e di progetti, grazie ai quali si sta approfondendo il dialogo relativo al processo di pace. Il gruppo con il quale collaboro, sta lavorando nella regione sin dal 2008. Il team si occupa di supportare le ONG locali e le organizzazioni partners che lavorano con donne, giovani, e soggetti politici provenienti da entrambi lati del confine, implementando la condivisione di analisi, di dialoghi e di impegni concreti a livello regionale ed interregionale, con una particolare attenzione agli attori della società civile attraverso workshops, corsi di formazione politica e di patrocinio, elaborazione di cross LOC video, letture, e di dialoghi tra le popolazioni che vivono sul confine”.
Storie toccanti racconta Laura e troppo lontane dalla nostra realtà. In Kashmir, diviso tra l’ India e Pakistane, le persone devono sottostare a delle regole specifiche, per esempio: non uscire in determinate fasce orarie, portare con sé un documento di riconoscimento tramite carta di identità, che informa se sono Kashmiri indiani o pakistani. ecc. Questo perché dall’ 87 ad oggi ci sono stati scontri in Kashmir tra coloro che supportano indipendenza, integrazione nel Pakistan o nell’ India. Questo conflitto va avanti da 70 anni, durante i quali organizzazioni in supporto dei diritti umani hanno denunciato migliaia di casi di violenza contro civili donne e uomini.
“ Noi, facilitiamo il compito delle organizzazioni locali che lavorano, non per la pace – racconta Laura – ma per esempio per formare ed educare i giovani tramite workshops, trainings, capacity-building etc”.
Le organizzazioni locali, hanno tre questioni importanti da affrontare: giovani (educazione alla non violenza e formazione), donne e investimenti (si cerca di incrementare il turismo e gli investimenti, ricordiamo che tra la parte indiana e pakistana le persone non possono né spostarsi, né viaggiare se non provvisti di permessi particolari né trasferire beni).
Particolare è anche la situazione che vivono molte donne. “ Spesso accade che il coniuge perde la vita perché ucciso ma ciò non viene riconosciuto – spiega Laura – uccidono un civile e dichiarano che è un militante , così, le mogli, spesso giovanissime vedove non dichiarate, non possono risposarsi (per la legge musulmana) perché i rispettivi mariti sono dichiarati scomparsi e non morti”.
La sua organizzazione, quindi, ha stabilito una serie di processi di comunicazione per affrontare questo problema e riconoscere come vedova la moglie che resta senza coniuge affinché possa risposarsi, dopo il trascorrere di un determinato periodo di tempo.
Queste e tante altre questioni importanti riempiono le giornate di questa splendida ragazza che svolge il suo lavoro con passione e amore per il prossimo, doti essenziali per svolgere al meglio questo difficile compito.
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