Nola. Un flashmob per segnalare i disagi che vive una categoria e che di conseguenza investe tanti cittadini che attendono giustizia. Stamattina diversi avvocati hanno deciso di organizzare una breve e pacifica protesta per lottare contro chi cerca di “silenziarli” davanti al tribunale di Nola. Nei mesi scorsi gli avvocati del Foro nolano hanno deciso di dare voce alle loro istanze con la nascita su Facebook del Gruppo “Avvocati liberi e con dignità”. “Il nome dato al gruppo deve già fare comprendere che questo gruppo non è un’associazione politico-forense”, spiegano i promotori, “é un gruppo aperto a tutti coloro che vogliono manifestare il malessere e lo stato di completo abbandono dell’avvocatura, aperto dunque a qualsivoglia proposta ed iniziativa finalizzate alla rinascita della nostra categoria, allo scopo di sensibilizzare le istituzioni tutte, perché in modo concreto si arrivi definitivamente a ridare dignità e valore ad una professione che da tempo è bistrattata e mortificata”. Riguardo la manifestazione di questa mattina a farsi da portavoce delle istanze dei colleghi,
l’avvocato Nunzia Manno. “Le nostre problematiche sono le stesse che affliggono tutta l’Avvocatura italiana”, spiega la Manno, “e che si sono acutizzate ed amplificate con l’emergenza Covid-19.Ebbene, da giorni noi tutti dovremmo trovarci nella FASE 2. Ma in cosa consista questa FASE 2? quali direttive, linee guida chiare ed univoche Noi dovremmo seguire, non ci è dato ancora di sapere. E questa confusione è ancora più grave quando la regolamentazione ha ad oggetto un settore (appunto quello della giustizia), dove la certezza del
diritto è punto cardine per chi la esercita e per chi deve essere tutelato.
Ad oggi le scelte adottate per la ripresa e la riorganizzazione delle udienze, dai Presidenti di ciascuno Tribunale dei vari Circondari e da ciascun Presidente delle relative Corti di Appello, sono tra loro in contrasto, poco chiare e comunque gravemente insufficienti a garantire una ripresa fattiva dell’esercizio della professione. Venendo poi nello specifico, il Presidente del circondario Nolano, a seguito dell’emergenza, ha
emanato numerosi e copiosi protocolli, correzioni ed integrazioni quasi settimanali, che hanno stabilito in modo abbastanza confusionario, la cosidetta trattazione “da remoto” per taluni processi, lasciando poi di fatto alla mera discrezionalità dei diversi Giudici si sezione, la possibilità di
modificare queste linee guida, in tal modo generando confusione negli operatori del diritto che spesso vengono notiziati sulle modalità di svolgimento dell’udienza pochi giorni prima se non
addirittura nella mattinata stessa (certezza del diritto mortificata), e si evidenzia inoltre che il processo da remoto prevede solo deposito di note di udienza senza alcuna possibilità di
espletamento dell’attività istruttoria;
Allo stato sono stati adottati provvedimenti disciplinanti il “diritto” di accesso alle cancellerie con
criteri, orari e giorni diversi a seconda degli uffici, ad oggi molte cancellerie sono di fatto chiuse al
pubblico e molte resteranno chiuse almeno fino al 31 luglio 2020, come da disposizione dello stesso Presidente. Si è in questo modo creato un danno economico enorme poiché ad oggi non è consentito finanche l’accesso per adempimenti urgenti, come per esempio le iscrizioni a ruolo ultimo giorno,altresì obbligando gli avvocati a procedere alla rinotifica degli atti giudiziari e ciò con enormi esborsi e sacrifici economici che ricadono inevitabilmente anche sui cittadini”. Un aspetto questo su cui si sono soffermati anche altri avvocati “Protestiamo per la nostra categoria”, hanno chiarito, “ma anche per i tanti cittadini che aspettando una sentenza per avere giustizia e si vedono dilatare i tempi senza certezze”.
“Le udienze”, continua la Manno, “che possono trattarsi solo in presenza, sono ad oggi prive di concreta regolamentazione (come ad esempio quelle vertenti in materia di sfratti, famiglia e minori), lasciate nella piena discrezionalità di ciascun Giudice nel rinviare sic et sempliciter a distanza di mesi se non fino ad un anno.
Assoluta incertezza ed assenza di regolamentazione, circa i tempi e le modalità di ripresa delle udienze, attualmente già rinviate al 4 giugno, ma che quasi sicuramente subirà ulteriore
proroga; difatti né il Presidente della Corte d’Appello, né il Presidente del Tribunale di Nola, a soli 15 giorni dalla presunta data fissata per la riapertura e ripresa delle udienze, sia in Tribunale che presso il vari uffici mandamentali (i Giudici di Pace), hanno fornito linee guida univoche e chiare, udienze che di certo saranno ridotte oltremodo – si parla di 15 cause al giorno a fronte di ruoli già carichi –e
senza individuare in modo chiaro quali udienze andrebbero a trattarsi né secondo quale criterio logico-giuridico. In questo modo si avranno rinvii annosi, che andranno ancor di più a gravare sulla già pessima gestione passata delle udienze.Non si comprende i motivi per cui non sia invece possibile riaprire, in sicurezza chiaramente per
tutti, gli uffici dei Giudici di Pace che almeno nel nostro circondario sono di ampia metratura, sufficientemente arieggiati e con uno sforzo che coinvolga tutti (avvocati, Giudici, impiegati, funzionari).
Per anni abbiamo chiesto una maggiore e seria riorganizzazione degli uffici, alcuni dei quali senza linea telefonica e senza una pec istituzionale operativa e ciò appare ancor più vergognoso visto che oggi saremmo stati più preparati, almeno logisticamente, ad affrontare questa situazione emergenziale.
La nostra categoria versa da anni in uno stato di “coma indotto”, con leggi che hanno mortificato gravemente il diritto all’esercizio della professione; liquidazioni di compensi assolutamente
irrispettosi dei parametri di cui al D.L. n. 55/2014”. Una lotta che però non ottiene la giusta attenzione.
“Vogliamo porre all’attenzione il completo silenzio di tutte
le altre istituzioni”, conclude la Manno, “Il Consiglio Forense e soprattutto della Cassa Forense cui abbiamo rivolto numerose richieste per un aiuto serio e fattivo alle necessità urgenti e al grave momento storico che
stiamo attraversando, ma la cui risposta si e concretizzata nel procrastinare al 31 dicembre 2020, il termine ultimo per il pagamento dei contributi minimi soggettivi, elargendo (e non a tutti gli
aventi diritto) la somma di euro 600 che da sola non può assolutamente arginare l’enorme emorragia economica in cui da tempo versiamo, somma che tra l’altro la Cassa si limita solo ad anticipare poiché trattasi di un fondo statale per l’importo complessivo di € 1.200.000. La Cassa in questo momento avrebbe potuto sicuramente fare uno sforzo maggiore soprattutto per tanti professionisti che al momento non sanno se, quando e come riprenderanno e che negli anni hanno,
spesso con sacrificio enorme, versato quanto dovuto e ciò per garantirsi almeno una pensione al termine dell’attività lavorativa, anche semplicemente disponendo un pagamento in rate con scadenza almeno al 2021. Per non parlare poi del nostro sistema previdenziale che accumula i
nostri soldi e di cui, in situazione di emergenza e necessità, non possiamo disporre. Concludo auspicando in una ripresa tempestiva e certa di tutto il comparto Giustizia che possa porre
fine alla ingiustificata e non più tollerabile lesione del nostro diritto di lavorare esercitando la nobile
professione forense ma, soprattutto, alla illegittima impossibilità di tutelare gli interessi dei nostri
clienti titolari di diritti tutelati in primis dalla nostra Carta Costituzionale”.
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