venerdì 3 Gennaio 2025
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Somma. La vertenza Dema si prepara ad entrare nel vivo

SOMMA VESUVIANA. La vertenza Dema si prepara ad entrare nel vivo, anche i lavoratori ed il sindacato.

Nei mesi scorsi, in concomitanza con l’arrivo di un nuovo amministratore delegato e l’annuncio di un nuovo piano industriale si é riaperta nella maniera più complessa e spiacevole la lunga vertenza che riguarda il gruppo Dema e nella fattispecie i lavoratori del sito di Somma Vesuviana.  Durante i tavoli di confronto al Mise abbiamo appreso, dopo quasi un anno e mezzo di ubriacante euforia per le sorti progressive ed inarrestabili, gli annunci roboanti, i consigli d’amministrazione di lusso, del fallimento di quanto raccontato nei mesi precedenti, del ricorso per la terza volta in pochi anni alla procedura legata all’ art. 182 legge fallimentare e della comunicazione di circa 200 esuberi di cui più della metà localizzati manco a dirlo nel sito e sede storica di Somma Vesuviana.
Tutto il finire del 2019 ha visto l’attenzione delle parti sociali, rivolta alla messa in sicurezza dei lavoratori mediante il ricorso ad ammortizzatori sociali, obbiettivo di difficile portata, dato che la precedente fase vertenziale aveva reso necessario l’utilizzo di tutti gli ammortizzatori disponibili e che il nuovo triennio si sarebbe aperto solo sul finire del 2020.
Proprio verso la fine dell’anno grazie all’intervento congiunto dei tecnici del Mise e ministero del lavoro si arrivati all’accordo sull’utilizzo di un contratto di solidarietà per il periodo scoperto con l’impegno per il nuovo anno di avviare un confronto sul piano industriale e un monitoraggio puntuale che riguardasse sia l’iter della 182 ter sia lo sviluppo del piano stesso.
Sarebbe ora utile, recepire le osservazioni , che la RSU, ha intercettato sull’utilizzo dello strumento , cominciando dal fornire un minimo di accettabile trasparenza ed equilibrio non limitandosi più ad annunciarle.  Il 2020 é cominciato e il confronto si prepara ad iniziare, ma intanto non poche sono le perplessità e le criticità che giungono dal sito vesuviano.
La discontinuità, richiesta in coro unanime da parti sociali e istituzioni, non é ancora arrivata ed ad essa si é sostituita un limbo, fatto di immobilismo, indecisioni e lentezze.
Che la situazione sia complessa é evidente ma i continui fermi produttivi stanno generando uno stallo di cui nessuno si sogni di accusare le maestranze ma di cui siamo tuttavia accoratamente preoccupati data l’abitudine abbastanza frequente e diffusa, di presentare poi sempre il conto ai lavoratori, sarebbe magari opportuno spendere qualche euro in meno in consulenze esterne, per acquistare i materiali per produrre.
Come rilevato dai molti attori in campo permangono tutt’ora dubbi, sugli investimenti che il fondo vorrà realmente realizzare nei siti e sulla sensazione, non ancora superata, che il tutto si basi sulla semplice riduzione del costo del lavoro, non si vedono all’orizzonte attività di preparazione al rilancio commerciale dell’azienda , la ricerca di nuove commesse latita e anche ciò che é acquisito e potrebbe essere realizzato va a rilento.
Le voci sulle internalizzazioni da parte dei clienti che al momento non trovano ne conferme ne smentite, sono un campanello ulteriore d’allarme, sullo stallo e su ciò che sta generando o che potrebbe generare.
Si diffonde inoltre, coi fatti, la sensazione che non vi sia un contatto con la realtà e il contesto in cui si opera.
Troppa la distanza tra ciò che molto spesso con tanta faciloneria si annuncia e ciò che si é visto realizzare ad oggi, ne é un esempio la vicenda dei 9 lavoratori in naspi per i quali a novembre scorso, era prevista, con accordo fatto in sede istituzionale, la reintegra, vicenda che vede questo sindacato dover fare ricorso, nei giorni scorsi, ad un articolo 28 per chiedere il rispetto degli accordi con tutto ciò che comporta nei termini dell’affidabilità della controparte, concetto fondamentale in una vicenda con le pieghe complicate che ha la vertenza in corso.
Così come a oggi irrealistica e fuori dal contesto é la questione dei centri di eccellenza, immaginati probabilmente senza troppa contezza della realtà industriale e con troppa voglia di sposare politiche attive che in questo territorio non esistono, e quando esistono hanno troppo spesso il sapore della truffa per i lavoratori che si trovano a subirle, con il continuo sottovalutare la straordinaria caparbietà dei lavoratori di questo territorio, ormai stufi di ascoltare formule vuote. Lavoratori pronti a tutto per difendere il proprio lavoro.
Farebbe bene, l’azienda, nel tempo in cui gli ammortizzatori sociali sono disponibili ad abbandonare idee di “outsourcing” irrealizzabili e a concentrarsi sul rafforzare “l’inbounding” che latita in Dema, nonostante un contesto di mercato che la stessa dirigenza definisce in continua crescita.
Fondamentale però, sarà verificare, nei prossimi mesi un ritrovato protagonismo delle istituzioni regionali campane, storicamente fortemente presenti in questa vicenda e oggi calate in un silenzioso e fastidioso letargo, sarà nostra cura nei prossimi giorni convocare la regione e richiamarla alle sue responsabilità e a un ritrovato impegno sull’industria d’eccellenza e nella fattispecie sull’immenso patrimonio che rappresenta la DEMA per il territorio campano e napoletano.

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