SANT’ANASTASIA. Sant’Anastasia contro le discriminazioni, spunta fuori al cancello dell’Orto Conviviale il cartello “Juden Hier” in segno di solidarietà alla figura di Lidia Beccaria Rolfi, dopo che la stessa scritta è comparsa sulla porta dell’abitazione nella quale ha vissuto, proprio durante “La Giornata della Memoria”.
Parte anche da Sant’Anastasia l’impegno antirazzista che si contrappone alla politica dell’odio ed a stupide e incomprensibili nostalgie “fasciste”. Purtroppo, proprio nei giorni di commemorazione della Shoah, sulla porta dove ha vissuto Lidia Beccaria Rolfi a Mondovì, è apparsa la scritta “Juden Hier” (Qui c’è un ebreo). Beccaria Rolfi nel 1944 fu deportata nel campo di concentramento nazista di Ravensbruck perchè staffetta partigiana. Naturalmente il gesto non è passato inosservato e tante le iniziative nate per contrapporsi all’antisemitismo, che purtroppo ricorre ancora oggi. Anche a Sant’Anastasia c’è stato chi ha esposto in maniera simbolica il suo “no” ad ogni tipo di discriminazione che sia religioso, razziale o politico. Davanti al cancello dell’Orto Conviale, sede agricola e culturale di tantissime iniziative a sfondo sociale, è stato affisso il cartello “Juden Hier”: siamo tutti ebrei. Perchè per Miriam ed Enzo, cuore e anima dell’Orto Conviviale, l’uguaglianza è alla base della vita dell’essere umano. Naturalmente il gesto non è passato inosservato e in tanti si sono proposti di “imitare” l’iniziativa ed affiggere sulle loro abitazioni “il cartello”, perchè è bene ricordare che siamo tutti ebrei, musulmani, cattolici, atei, omosessuali e diversamente abili. Siamo tutti uguali.
Dal post Facebook della pagina “Orto Conviviale”.
“JUDEN HIER, SIAMO TUTTI EBREI”
Oggi abbiamo appeso all’ingresso dell’Orto la scritta che i nazisti apponevano alle porte degli ebrei nel periodo oscuro che partorì la Shoah. L’altro giorno la stessa scritta è comparsa alla porta di Lidia Beccaria Rolfi, sopravvissuta al campo di Ravensbruck dove venivano deportate le donne “inutili” perché disabili, oppositrici politiche, di etnia rom e sinti, lesbiche.
Se pensate che i campi di concentramento siano finiti nel ’45, vi sbagliate di grosso.
Se pensate che l’indifferenza sia l’ apatia degli altri e mai la vostra, avete torto marcio.
E se pensate che questo mondo non possa, ogni giorno, ricadere nel baratro dell’odio più bieco, non avete compreso ciò che accade intorno a voi.
La porta di Lidia Rolfi è quella accanto alla nostra.
Siamo tutti ebrei, siamo tutti gay, siamo tutti diversamente abili, siamo tutti zingari, siamo tutte donne, siamo tutti neri e musulmani.
Siamo tutti diversi. E adesso venite a prenderci. O meglio, più ipocritamente, citofonate pure.”
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