NAPOLI. Le mancate azioni del partito d’azione
A Napoli, da Ethos e Nomos, appuntamento col libro storico di Fabrocile
Sarà presentato il 9 aprile alle 17,00 da Ethos e Nomos, il suggestivo salone culturale di Marisa e Giustino Gatti in via Bernini 50, “Il segnale dell’elefante” il libro di Francesco Maria Fabrocile, pubblicato dalla Marlin, la casa editrice di Tommaso e Sante Avagliano.
Accanto all’autore ci saranno Guido D’Agostino, docente di Storia Moderna e Storia del Mezzogiorno alla Federico II e Presidente dell’Istituto Campano per la Storia della Resistenza, e Maurizio Griffo, Docente di Storia delle Dottrine Politiche, presso l’Università Federico II. Coordina Tjuna Notarbartolo.
ll libro, saggio in chiave narrativa, racconta la storia della partecipazione del Partito d’Azione alla causa non solo della liberazione della città di Roma ma dell’insurrezione all’insegna del proprio motto «insorgere per risorgere». Il Partito vede al proprio interno il confronto di grandi personaggi fondatori della repubblica, come Ugo La Malfa, Riccardo Bauer ed Emilio Lussu: l’insurrezione, la cui prova generale è l’epica difesa di Roma dell’8-12 settembre ‘43, insurrezione desiderata e agognata già in anni lontani dagli ex combattenti democratici della Grande Guerra, dagli ex Arditi del Popolo e dai giellisti, tutti confluiti nel PdA, nelle ore della fuga dei nazisti e del sopraggiungere degli angloamericani, non scatta. Un giallo si configura nell’inceppo alla macchina politico-militare del partito e non solo per opera di fattori esterni (Vaticano, monarchia, ingerenze angloamericane), ma anche e soprattutto interni. Nella triade esecutiva del partito (La Malfa, Bauer, Lussu) uno non condivise coi compagni, nelle ore cruciali, i contatti radio con la V Armata americana. Roma fu liberata passivamente. Mentre, tuttavia, a macchia di leopardo, sulla città, gruppi di partigiani attuavano il programma insurrezionale in riuscite sortite tattiche, tutte aderenti al progetto circolato clandestinamente ad opera del capo di stato maggiore del partito Antonio Conti. Gli strascichi politici del vulnus della mancata insurrezione di Roma ebbero un peso determinante nella fine del Partito d’Azione e, in generale, nelle storie dei partiti antifascisti della Repubblica. Una storia, dunque, tipicamente italiana, fatta di grandi e altissime passioni, tradite a un passo dalla loro attesa e desiderata realizzazione. Un’altra pagina del Risorgimento senza eroi raccontato da Piero Gobetti.
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