SANT’ANASTASIA. Una nuova era per la riscoperta dei siti archeologici dei paesi vesuviani.
Un sogno che potrebbe divenire realtà quello dello studioso anastasiano Salvatore Colombrino, da sempre amante della storia e dell’archeologia, soprattutto di quello che si nasconde o per meglio dire che resta sopito nel sottosuolo dei paesi vesuviani. Pollena Trocchia ,Sant’Anastasia, Somma Vesuviana, Ottaviano, Terzigno e Poggiomarino potrebbero avere la stessa cassa di risonanza di Pompei. Infatti, ignoriamo completamente ciò che “dorme” sotto i nostri piedi, antiche civiltà “tombate” dalla speculazione edilizia, dalla devastazione ambientale. Partendo dal quartiere napoletano di Ponticelli dove si sono scoperte delle ville rustiche di epoca romana, continuando per Pollena Trocchia dove i resti di antiche terme possono fa pensare ad un’antica città posta ai piedi del Somma, la leggendaria “Apolline”. Intorno a queste terme, oggi, abbiamo un complesso residenziale costruito a cavallo tra gli anni ’80 e ’90 che fa da “cornice”.
La grande “storia” continua poi per la zona di Madonna dell’Arco, ed è proprio la sacra immagine l’emblema di un’antica cultura perpetrata nei secoli. La Madonna dai caratteri “scuri” e “orientali” seduta su un trono con il suo bambino tra le braccia, originariamente era raffigurata sui resti di un antico acquedotto che dalla montagna portava acqua ad alcuni insediamenti situati nella zona dei Romani, precisamente presso la Masseria Macchia e all’occorrenza interveniva anche nel grande acquedotto Augusteo proveniente da Serino (fonte: Ambrogino Caracciolo).
Altre “testimonianze” mute ma notevoli, sono delle prove inconfutabili della presenza dei romani sul territorio anastasiano, ad esempio questa un’antica tomba ritrovata e profanata da tombaroli.
Ma la prova diventata il simbolo per eccellenza della presenza dei Romani e del loro insediamento, nelle nostre terre in epoca antica, è la villa Augustea di Somma Vesuviana. Un’opera di un’importanza, eccezionale che man mano sta ritornando ai suoi antichi splendori. La leggenda narra, e il popolo vesuviano ardentemente lo desidera, che fu l’ultima dimora del grande imperatore Augusto. Probabilmente in quelle mura, ai piedi del Somma si spense uno dei più grandi condottieri di tutti i tempi.
Altre dinamiche, ma importantissime anch’esse, per il sito archeologico di Poggiomarino le basiliche paleocristiane di Cimitile, che rappresentano un tesoro senza tempo. Infine come non citare l’antica Suessola ad Acerra con il casino di caccia Spinelli e le sorgenti del “Riullo” antico medicamento per la psoriasi oggi in stato di abbandono all’ombra dell’inceneritore.
Salvatore Colombrino ci spiega: “Queste sono le nostre risorse ambientali e artistiche, le nostre miniere d’oro insieme all’agricoltura di qualità. Le nostre radici sono un patrimonio da preservare e da difendere, ma soprattutto da valorizzare se vogliamo portare sviluppo e benessere”. Poi ci racconta di essere stato presente alla cerimonia tenutasi a Pompei per la cittadinanza onoraria ad Alberto Angela e di avergli parlato di queste meraviglie, ancora da ricercare e studiare: “Sull’onda emozionale e mediatica delle nuove scoperte a Pompei sembra che prenda piede una nuova coscienza, volta a valorizzare il patrimonio culturale e naturalistico dei paesi vesuviani”. Continua: “Diceva Alberto Angela nel suo intervento a Pompei che ci sarà un “continuum “nella ricerca e nella valorizzazione di Pompei e di tutta la fascia dei comuni vesuviani”. Poi si riallaccia al nuovo percorso intrapreso dall’Ente Parco Vesuvio: “L’altro giorno è stato presentato anche il nuovo progetto con messa in opera di sentieri e percorsi a tema. Con il centro studi territoriali “Urbis et Orbis ” il nostro intento è di valorizzare e diffondere il patrimonio artistico e ambientale, dando un imput affinché queste zone non siano più oggetto di degrado e di abbandono”
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