Crasc presenta Akerusia danza e Itinerarte, nello spettacolo di Teatrodanza “La Sposa, micromonologhi al femminile”, per la regia di Rosario Liguoro. Le coreografie sono di Elena D’Aguanno mentre la supervisione e le coreografie di musica popolare, a cura di Raffaella Savastano. L’appuntamento è al Teatro “I De Filippo” di Portici in Corso Umberto I, sabato 14.04.2018 ore 20.00 e domenica 15.04.2018 ore 19.00.
Le altre “spose” sono Cinzia Mirabella, Patrizia Eger, Rosalia Cuciniello, Nunzia Russo, Gennaro Falconetti, Tiziana Cuciniello, Daniela pellegrino. Danzano Raffaella Savastano e Benedetta Musella. Al Violoncello Marina Giugliano. Costumi Ente Teatro Cronaca Scenografie Raffaella Savastano. Disegno Luci Ciro Di Matteo; Amministrazione Percorsi di scena Produzione Akerusia Danza.
“La sposa” si basa su un desiderio autentico: indossare l’abito della propria madre in una rappresentazione teatrale e renderlo personaggio. Il regista ha raccolto questa sfida, pensando una rappresentazione dal titolo, appunto “ la sposa”. Poi bisognava pensare alle attrici, le spose in scena , e si sono scelte le compagne di viaggio: sei spose bianche che racconteranno, sei storie di sposa, di matrimonio, belle, brutte , fantasiose, tragiche. Sei storie bianche in contrappunto che parlano di nascita, di crescita, di vita, di interruzione di vita, di morte.
La violoncellista Marina Giugliano Interpreta la “scopa che suona” , Daniela Pellegrino “La sposa che canta” Le altre spose sono interpretate da Rosalia Cuciniello (La sposa dell’Harem ), Patrizia Eger (la sposa uxoricida), Gennaro Falconetti (La sposa in viaggio, Nunzia Russo e Tiziana Cuciniello (la sposa angelo). E poi naturalmente, la sposa muta, Raffaella Savastano, quella dell’ abito da sposa sullo sfondo come un presagio, con una scena onirica assolutamente bianca. Le spose sono accompagnate dalle “animelle” che rappresentano la coscienza, l’anima, il substrato delle “spose”. Le animelle sono interpretate dalle giovani danzatrice di Akerusia Danza, con direzione artistica e supervisione di Elena D’Aguanno.
La sposa muta evoca un’antica storia della tradizione orale da raccontare: da Napoli Il rito di San Raffaele ed il pesce, le fanciulle senza marito e le donne sterili dovevano baciare il pesce tenuto in mano dal Santo, sperando di maritare ed infatti l’astratto scenico dei monologhi intrecciati, si alternerà alle storie popolari, ai miti, ai riti ricorrenti, al loro modo di essere raccontate. Due serve di chiesa, in abiti scuri, interpretate entrambe da Cinzia Mirabella ed una voce fuori campo, interpretata da Cinzia Musella si contrapporranno col loro linguaggio quotidiano e popolare al linguaggio lirico delle spose. Il bianco fantastico e surreale della scena sarà quindi macchiato da una pozzanghera nera, la realtà del quotidiano, dello sboccato, del maldestro. Alla fine anche le spose totem, si scioglieranno e tutte balleranno una danza liberatoria, alla vita? Forse.
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