SOMMA VESUVIANA. Da Gianni Piccolo, già assessore e tesserato Pd, riceviamo una riflessione sulla mancata presentazione della lista alle elezioni che di seguito pubblichiamo.
Un avamposto democratico e controcorrente
Negli ultimi giorni abbiamo assistito a numerosi commenti, scontati, sia sui social che sui giornali, che hanno animato un certo dibattito in riferimento all’assenza del Partito Democratico in questa competizione elettorale. Si sta tentando di minimizzare e normalizzare il tutto cercando di trovare un capro espiatorio nella gestione del partito e nell’intera vicenda, sostenendo che non si è data la possibilità all’elettore progressista di poter votare. E’ indiscutibile che un presidio democratico esistente sul territorio con una propria sede e con una decorosa attività politica, sia essa condivisibile o meno, è rappresentata dal Partito Democratico. Altre realtà non ci sono a mia conoscenza se non quando sopravvengono le consultazioni elettorali per affermare propri posizionamenti o gestione del potere. Difatti nascono e muoiono liste civiche solo in occasione della campagna elettorale. Oppure simboli nazionali gestiti da personaggi sempre diversi che hanno come obiettivo se stessi e non il bene comune. Il ritiro della lista del Partito Democratico dovrebbe indurre ad una riflessione molto più attenta e approfondita di tutte le forze democratiche e non ad una semplice risposta con omologanti e ripetitive argomentazioni appartenenti ad una classe politica ridondante e a commentatori improvvisati che ci raccontano fantasiose teorie, volendo banalizzare una vicenda grave con immaginari fallimenti politici da nascondere. Forse non è più importante cosa sia successo negli ultimi undici anni con cinque consultazioni alle spalle? Per alcuni è prassi mettere alla gogna chi,in controtendenza, sta chiedendo alla città perché questo paese ed interi territori del vesuviano sono spesso sotto la scure del malaffare e della mala gestione amministrativa. Certo in tutte le comunità, dunque anche nella nostra, esistono per gran parte persone perbene a cui dobbiamo dare una speranza per il futuro, ma sono proprio a questi cittadini che stiamo tentando di dare un orizzonte più chiaro e una visione diversa di quella esistente. La nostra è stata una scelta coraggiosa, dirompente, che può far accendere i riflettori su una realtà composta da molti dubbi, molta tristezza, tanta paura, molto più di quanto si vuol far credere. Facendo finta di niente, con la presentazione della nostra lista, avremmo legittimato una competizione falsata dagli ultimi accadimenti. Competizione che poteva viceversa regalarci la possibilità che un rappresentante della società civile, Dott. Bianco, avrebbe potuto esprimere un cambiamento perché lontano dagli apparati di partito. Eravamo ad un passo, viaggiavamo a gonfie vele, convinti che stavolta ce la potevamo fare, quando improvvisamente e scientificamente si è mossa la macchina del fango per convincere il nostro candidato a sindaco Dott. Bianco prima e un nostro alleato dopo a ritirarsi. Abbiamo cercato di fare gruppo, rinserrando i ranghi attorno a lui, ed egli riaccettava di stare in campo ma dopo qualche ora ritirava definitivamente la candidatura. Questo non vi sembra il tipico meccanismo di un sistema criminale sottile ed infernale, come sostiene R. Saviano, per mettere la propria mano lunga su ogni cosa e rendere ogni tentativo di riscossa innocuo? Non ci vuole solo una pistola per uccidere un progetto. Il nostro è stato decapitato dal clima cupo delle pressioni, dei condizionamenti, dalle velate intimidazioni, da una certa cultura camorristica che si è insinuata in noi, nella nostra mente e che non ci fa comprendere cosa sia la legalità dall’illegalità, la giustizia dall’ingiustizia, il potere per il bene comune dal potere individuale. Senza parlare poi di comportamenti diffamatori che hanno investito tutti i contorni della vicenda. Pasolini sosteneva “Io so, ma non ho le prove”: è vero o non è vero che in questo comune ci sono stati compravendita di voti, bollette pagate, consegna elettrodomestici e telefonini, clientele, lavori procurati, gare discutibili e proroghe di servizi pubblici interminabili, intimidazioni ai commercianti con colpi di pistola, volendo escludere il nostro non lusinghiero passato. Ma non abbiamo le prove. Allora, secondo questa equazione, dovremmo starcene in silenzio senza alzare il tema di una democrazia malata e della legalità che è cruciale nell’ avvenire del nostro paese. Diceva Padre Diana “ Io non tacerò per amore del mio popolo”. La sfida è culturale perché invisibile, noi dobbiamo sconfiggere coloro che vogliono un sistema corrotto e la cosa più sconcertante è che il male è dentro di noi perché codificato nella nostra morale distorta. La nostra decisione è stata dolorosa e sofferta ma presa nella consapevolezza di alzare un grande dibattito sulle condizioni di praticabilità democratica in questo paese e sull’agibilità politica che esso comporta tentando di mettere più etica nello Stato e sul territorio. Adesso non si tratta di capire o comprendere se abbiamo sbagliato o fatto bene a non presentare la lista. Si tratta di alzare l’asticella della dialettica politica, sociale e dell’opinione pubblica per argomentare simili fenomeni. Si tratta di non fingere e voltarsi ma di parlare di temi scottanti per il miglioramento civile, democratico e di progresso della nostra città. Si tratta di non arretrare con la consapevolezza che oggi la battaglia è più aspra di prima perché non si riconosce chi è l’avversario, il nemico da combattere.
Ci saranno soloni che cercheranno trasformare una scelta di politica culturale in una resa politica. Ma diciamo loro che noi, prima di essere militanti di partito, siamo cittadini che vogliono una città nuova e vivibile, che rinasca dalle proprie ceneri, li invitiamo a non soffermarsi su aspetti puramente superficiali della vicenda, a non spostare il tema, nella sua complessità, dall’ analisi del nostro tessuto economico e socioculturale ad un semplicistico tema interno del PD, perché significa solo voler minimizzare, normalizzare e strumentalizzare il tutto ed accettare la sconfitta. Ora, lasciatemelo dire, il nostro partito ha sbagliato, ed è bene che faccia autocritica, se nel passato non ha vigilato abbastanza e ha soprasseduto in talune circostanze elettorali, non comprendendo che si andava diffondendo una modalità, un certo agire politico e sociale, che avrebbe danneggiato il paese e le nostre coscienze. Si faccia ammenda di questo nostro limite per non ripetere gli stessi errori. Abbiamo sentito sulle nostre spalle la solitudine della militanza con tutto il suo peso e prendendoci la responsabilità di questa scelta, spero eccezionale ed unica, cerchiamo di rilanciare il tema di una nuova stagione di rinascita e di denuncia perché la funzione di un partito è anche quella di alzare il livello del dibattito politico-culturale ed indicare quando è il momento di fermarsi e riflettere, di liberare i popoli dall’oppressione della povertà, del disagio, della criminalità e non solo di occupare spazi per il proprio potere personale. Oggi, soprattutto oggi, dove il tempo scorre freneticamente e risucchia gli eventi lasciandoli spesso inosservati. Noi crediamo ancora, insieme a tutti i cittadini consapevoli e alle forze democratiche, che dobbiamo essere un avamposto democratico.
Gianni Piccolo
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