SANT’ANASTASIA. Era uno dei colossi di olive & affini, dalla produzione alla trasformazione di olive, olio e altri generi alimentari del settore. Tra i più noti a Sant’Anastasia e dintorni. Era. Fino a meno 24 ore fa, quando i militari del Nucleo antisofisticazioni – Nas – di Napoli lo hanno sequestrato.
Una chiusura “dovuta” per l’assoluta mancanza dei requisiti minimi igienico-sanitari. Sporchi i locali dove avveniva la lavorazione e trasformazione delle olive e dell’olio. Fatiscente e angusto con “gravi carenze strutturali” l’intero impianto industriale che non consentiva la conservazione di quel genere di alimenti. Innanzitutto. Ma non solo. Alla stessa azienda, di olive e affini, gestito dalla società “Centro Ingrosso Alimentari Iossa s.r.l.”, in via Pomigliano, legalmente rappresentata da un 61enne del luogo, i Nas hanno inflitto anche il sequestro amministrativo di 7 tonnellate di prodotti alimentari di vario tipo, olive, lupini, olio e affini alla produzione, poiché questi sono risultati – all’atto dell’ispezione eseguita fino a tarda sera con il personale della Azienda sanitaria Napoli 3 Sud – completamente privi di indicazioni utili per risalire alla loro tracciabilità. In pratica quei prodotti – per lo più consumati a crudo – potevano provenire da luoghi inquinati e contaminati e dunque altamente pericolosi per la salute.
Un controllo iniziato nel primo pomeriggio, quando nello stabilimento iniziano la lavorazione e durato diverse ore. Infine la sentenza. Drastica dei carabinieri dell’Antisofisticazione con il sequestro dell’intero impianto. Abusivo. Al Comune risulterebbe solo un’autorizzazione come deposito e ingrosso. Che è ben altra cosa della lavorazione e trasformazione degli stessi alimenti che, invece, avveniva regolarmente ma in modo abusivo poiché non vi era traccia di alcuna licenza e autorizzazione da parte degli Enti preposti. Chiusura, dunque, dell’azienda, sequestro e distruzione di quelle decine di tonnellate di alimenti entro 30 giorni. Tempo quest’ultimo nel quale il titolare dovrà mettersi in regola per evitare successivi sequestri penali. Il valore della struttura ammonta a circa 500mila euro, mentre quello degli alimenti a circa 50mila euro.
di Patrizia Panico
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