CERCOLA. Un bagno di folla ha accompagnato il feretro dell’ex consigliere comunale Achille De Simone. Centinaia i cercolesi e i cittadini dei comuni vicini,che hanno percorso il tratto di strada dalla sua casa fino alla chiesa dell’Immacolata Concezione, al corso Riccardi dove hanno avuto luogo i funerali.
Ieri mattina, a dare l’ultimo saluto ad Achille De Simone, che in passato indossando due casacche opposte, ha rivestito contemporaneamente la carica di consigliere comunale a Napoli e di assessore a Cercola, c’era un’intera cittadina. “La mia gente”, avrebbe detto lui stesso. Ma tra tutta quella gente erano assenti i politici, le figure istituzionali che nella sua lunga carriera, iniziata dalla fine degli anni Settanta, lo hanno conosciuto, sia come avversario sia come alleato. Si è spento lunedì mattina, a 73 anni, nella sua casa a Cercola, stroncato da un male incurabile che lo ha finito in pochi mesi.
A celebrare la funzione il parroco don Vincenzo Lionetti, che durante l’omelia ha più volte sottolineato le parole “perdono” e “speranza”. “Siamo qui per accompagnare il fratello Achille negli ultimi istanti prima di affidarlo alla misericordia del Padre”, ha detto don Vincenzo, che ha scelto di celebrare la funzione con un salmo che parlava della “certezza del perdono”: “La morte è un momento che ci accomuna – ha sottolineato il parroco – che unisce infine le persone che nella vita hanno fatto le proprie scelte”. Parole, dunque, che invitano alla speranza del perdono e che soprattutto, invitano a non giudicare.
Un chiaro riferimento alle vicende giudiziarie che hanno caratterizzato gli ultimi anni di vita dell’”Uomo del popolo”. Così si autodefiniva Achille De Simone, e così, si leggeva sui manifesti di cordoglio (tra i quali non sono mancati quelli dell’amministrazione comunale di Cercola), affissi nella sua cittadina e nei Comuni limitrofi. Una figura poliedrica di certo lo è stata durante la sua lunga carriera iniziata nel ’78, quando risultando primo eletto a Cercola ha indossato la fascia tricolore tra le fila della Democrazia cristiana. Da allora l’eccentrico politico ne ha cambiate di casacche: è stato socialista, dell’Udc, Democrazia federalista e di An.
Nota alla cronaca partenopea la vicenda del 2008 quando, in quota Pdl, rivestì la carica di assessore a Cercola, durante l’amministrazione Tammaro, e, allo stesso tempo a Napoli era consigliere comunale eletto con il Partito dei comunisti italiani. Un percorso politico sempre borderline ma nulla poteva fermare la corsa inarrestabile di Achille De Simone. A suo dire, neanche l’arresto e la successiva condanna. I fatti risalgono al 2009: De Simone fu arrestato con l’accusa di violenza privata aggravata dal metodo mafioso perché, secondo gli inquirenti, aveva costretto suo nipote, intenzionato ad aprire uno sportello antiracket a Cercola, a passare informazioni alla moglie del boss Vincenzo Sarno riguardo alle denunce mosse dai commercianti.
Dopo la scarcerazione per decorrenza dei termini fu reintegrato in Consiglio a Napoli e nel 2011 batté ancora un record: raccogliendo 400 preferenze come capolista di Alleanza di Centro con Pionati, portò Lettieri al ballottaggio dopo che questi, sapendolo indagato, lo scaricò. De Simone non si arrese: il 16 aprile 2013 arrivò la condanna in primo grado alla pena di tre anni e sei mesi di reclusione per il reato di violenza privata aggravata. E a Cercola si apprestavano le amministrative. “Ritirarmi, non ci penso proprio. La mia coscienza è pulita”, disse De Simone, che il giorno della sentenza annunciò la sua candidatura a sindaco correndo con la lista civica “Noi Popolo del Sud”, che con 665 voti non ottenne alcun posto in consiglio.
Fonte di Patrizia Panico de Il Mattino area sud-costiera
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