Blitz dei Carabinieri di Torre Annunziata tra droga e racket: 9 in carcere, 2 ai domiciliari. «Se lo Stato non arriva con istruzione e presidi umani, vince la criminalità»: il Procuratore ribadisce la sua strategia dopo il maxi-blitz anti-clan
Nella notte tra il 20 e il 21 marzo, i Carabinieri del Gruppo operativo di Torre Annunziata, coordinati dalla Procura Antimafia di Napoli guidata dall’instancabile Nicola Gratteri, hanno eseguito 11 arresti (9 in carcere, 2 agli arresti domiciliari) per estorsione, spaccio di droga e legami con i clan Gallo-Cavalieri, Gionta e il “IV Sistema”, organizzazione camorrista che da anni soffoca la città.
Ma a Torre Annunziata, tra i vicoli stretti di un centro storico che grida riscatto, tra i negozi con saracinesche abbassate e i palazzi fatiscenti del post terremoto, la domanda è una sola: «Quanto è profonda la metastasi?». Perché se Gratteri, il “cacciatore di mafiosi”, ha inferto un colpo alla piovra, i tentacoli del male continuano a rigenerarsi trovando linfa vitale tra il degrado sociale, la povertà economica ed educativa e la disoccupazione che infesta i territori della provincia napoletana.
I dettagli dell’operazione, emersi dagli atti della Direzione Distrettuale Antimafia (DDA), descrivono un inferno quotidiano: gli 11 indagati – presunti innocenti fino a sentenza definitiva – avrebbero trasformato Torre Annunziata in un mercato criminale. Cocaina, hashish e sostanze sintetiche spacciate in ogni quartiere, mentre gli imprenditori subivano estorsioni sistematiche. «Pagate o bruciamo tutto», la minaccia ripetuta agli imprenditori costretti a versare tangenti per evitare bombe carta o incendi.
Il tutto sotto un patto di sangue tra clan rivali, almeno sulla carta: Gallo-Cavalieri, Gionta e il IV Sistema, struttura camorrista che controlla il territorio con metodi spietati. «Un mostro a tre teste», lo definiscono gli investigatori.
In prima linea ora c’è Nicola Gratteri, il procuratore simbolo della lotta alla mafia, che vive sotto scorta da anni. «La camorra non si combatte solo con gli arresti», dichiara in una recente intervista, «ma asciugando le fonti di finanziamento e promuovendo una cultura della legalità. Dobbiamo essere instancabili, perché ogni euro sottratto alla mafia è un euro in più per lo sviluppo del nostro territorio».
Il fantasma del IV Sistema intanto aleggia sui vicoli: un’organizzazione mutante, capace di rigenerarsi dopo ogni retata, sostituendo i “pezzi grossi” con giovani assetati di potere, usando i social media e criptovalute per i loro sporchi affari.
Intanto, la città sembra accerchiata, alla criminalità organizzata si uniscono gli episodi di microdelinquenza, furti e rapine, oltre agli episodi di inciviltà diffusa, mancato rispetto del codice della strada e sversamento illegale di rifiuti anche pericolosi. Le poche attività commerciali rimaste aperte chiudono prima del tramonto, i genitori hanno preoccupazione nel fare uscire i figli, mentre lo Stato installa telecamere e radar, questi metodi non hanno un efficacia deterrente. Come afferma anche Gratteri: «La tecnologia è cruciale, ma non sostituisce il presidio territoriale. Servono risorse umane e investimenti sociali».
Mentre la Procura di Napoli infligge un duro colpo ai clan camorristici, in città persiste la paura: il IV Sistema è davvero sconfitto? O, come l’idra di Lerna, sta già rigenerando nuove teste?

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