Controllo straordinario o libertà sospese? Il dilemma delle aree a ‘rischio monitorato’ tra allarme sociale e garanzie costituzionali
Il sindaco Corrado Cuccurullo ha annunciato con soddisfazione l’istituzione di 4 zone rosse a Torre Annunziata, definite come aree a “maggior controllo” dove le forze dell’ordine potranno allontanare immediatamente soggetti ritenuti “potenzialmente pericolosi”. Il provvedimento della Prefettura di Napoli, presentato come una vittoria nella lotta alla delinquenza, solleva però interrogativi sulla sua efficacia e sulle implicazioni per i diritti civili.
Secondo il comunicato, le zone interessate (Via Prota, le stazioni ferroviarie, Viale Marconi) sono luoghi critici per reati legati a droga, armi e violenza. Tuttavia, rimane oscuro su quali dati concreti si basi questa scelta. L’assenza di statistiche pubbliche sui crimini nelle aree selezionate alimenta il sospetto che si tratti di una misura estemporanea, più simbolica che strategica.
Il criterio per l’allontanamento — “atteggiamenti aggressivi o molesti” — è vago e soggettivo, aprendo la porta a possibili abusi. Come si determina chi è “pericoloso”? La riferibilità a precedenti segnalazioni all’Autorità Giudiziaria rischia di trasformare le zone rosse in uno strumento di criminalizzazione preventiva, dove il sospetto sostituisce la prova, mentre si susseguono atti criminali impuniti – furti, rapine, sparatorie e bombe carte – in tutta la città.
L’enfasi sul controllo straordinario riaccende il dibattito sul bilanciamento tra sicurezza e libertà. Autorizzare l’allontanamento coatto senza un processo chiarisce poco su come verrà garantito il diritto di difesa o evitata la discriminazione arbitraria. In assenza di un piano strutturale che affronti le cause socio-economiche della criminalità (disoccupazione, marginalità, carenza di servizi), le zone rosse appaiono come un escamotage repressivo, utile più a mostrare “mano dura” che a risolvere problemi radicati.
Se è indubbia la necessità di sicurezza, le zone rosse istituite dal Governo Meloni sollevano più dubbi che certezze. Senza trasparenza sui criteri operativi, investimenti in politiche sociali e un monitoraggio indipendente curato dall’osservatorio sula legalità i cui componenti non sono stati ancora individuati da questa amministrazione comunale, il rischio è che queste misure sfocino in un autoritarismo di facciata, legato ai tempi che corrono, dove il cittadino viene visto più come minaccia che come risorsa. La domanda rimane: si sta combattendo la delinquenza o si sta normalizzando uno stato di eccezione permanente, esautorando il potere della magistratura e istituzionalizzando di fatto uno Stato di Polizia?

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