martedì 22 Ottobre 2024
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L’antiquario Commodo: “Il valore e l’unicità di un pezzo d’arte”

di Francesco Commodo*
*antiquario

Noi, mercanti d’arte odierni ridotti a volgari arredatori e all’estinzione. Viviamo in un epoca in cui una delle parole d’ordine è riciclo perché dobbiamo salvare il pianeta, e ci mancherebbe non essere d’accordo e consapevoli di questa necessità. Varie pubblicità in TV e non solo, ci mostrano la seconda vita di oggetti che grazie a siti web specializzati danno una seconda vita ad indumenti, giocattoli, elettrodomestici, mobilio ecc. facendo risparmiare emissioni di CO2 oltre ad un concreto risparmio monetario sul budget familiare. Posso dire con orgoglio che i miei predecessori in questo ormai ex meraviglioso settore sono stati i primi riciclatori ante litteram. Milioni di tonnellate di legna che nei secoli è stata trasformata, plasmata dalle mani di abili maestranze in mobilio per nobili committenti o anche i semplici mobili della “nonna” di inizio ‘900 che sono stati tramandati fino ad oggi hanno permesso un risparmio ambientale in risorse e CO2 non indifferente. Si ha notizia dei primi mercanti d’arte che vendevano reperti egizi e sumeri agli áristoi ( i migliori ) così è definita la nobiltà greca da Platone e Aristotele designata al buon governo. In seguito nell’antica Roma, patrizi, senatori e imperatori facevano a gara per accaparrarsi le “antichità greche” per abbellire i loro palazzi e le ville costruite per il loro otium. Michelangelo nella Roma rinascimentale smascherò una truffa ai danni di un cardinale al quale erano state vendute da un ‘antiquario’ due statue di putti da lui scolpite e poi fatte passare per greche o romane. Purtroppo a malincuore devo riconoscere che il mio settore è sempre stato ricco di personaggi a dir poco loschi che col passar del tempo hanno fatto perdere la fiducia dei consumatori in uno dei settori merceologici più belli del mondo. Ora mettiamo da parte il discorso ambientale e storico e consentitemi uno sfogo personale. Antico non è assolutamente sinonimo di bello, prezioso e costoso, ci sono tante cose antiche brutte e di scarso valore, ma oggi se ci guardiamo intorno e mi rivolgo a chi ancora pensa con la propria testa, viviamo nell’epoca della standardizzazione del pensiero e del gusto. Automobili tutte uguali, donne rese uguali da chirurghi senza scrupoli, personalmente mi sembrano tutte sorelle, uomini e non solo tatuati allo stesso modo, grandi industrie di arredamento che pur dando una vasta scelta di prodotti, rimangono pur sempre oggetti costruiti da operai senza passione e da macchine senza un’anima per durare un quinquennio se tutto va bene. Concludo, perché ho abusato fin troppo della vostra pazienza, che un casa senza un oggetto unico anche il più infimo è una casa senza una storia da raccontare, senza un’identità, senza un’anima come chi vi dimora.

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