Tre persone sono state rinchiuse in carcere e una ai domiciliari su provvedimento del Giudice per le indagini preliminari di Palermo dopo l’indagine della Guardia di finanza del capoluogo siciliano, sfociata nel sequestro di 350mila euro e 9 società tra immobiliari e ristorazione tra il Brasile, la Svizzera, Hong Kong e l’Italia. Il gip ha ravvisato la sussistenza di esigenze cautelari per Giuseppe Calvaruso, 47 anni; Giuseppe Bruno, 51 anni, sua madre Rosa Anna Simoncini, 73 anni, Giovanni Caruso, 53 anni.
L’operazione si inserisce nell’ambito dell’indagine che lo scorso 13 agosto ha portato all’arresto, in Brasile, dell’imprenditore Giuseppe Bruno e al sequestro, sempre in Sud America, di disponibilità finanziarie e beni per 50 milioni di euro.
Mafia e riciclaggio fra Italia, Brasile e Svizzera. Sequestro da 50milioni di euro
Entrambe le misure erano state disposte dal 2° Tribunale Federale del Rio Grande Do Norte (Brasile) all’esito di un’inchiesta sviluppata a partire da riscontri investigativi acquisiti dalla Dda di Palermo e condivisi con le autorità brasiliane nel quadro di una squadra investigativa comune istituita con il coinvolgimento della Dda e antiterrorismo e di Eurojust.
É stato altresì disposto il sequestro preventivo di 9 società operanti nei settori immobiliare e ristorativo, situate in Italia, Svizzera, Hong Kong e – per la maggior parte – in Brasile, nonché di somme di denaro per oltre 350.000 euro.
Gli indagati sono indiziati, a vario titolo, dei reati di concorso esterno in associazione mafiosa, estorsione, riciclaggio e autoriciclaggio, trasferimento fraudolento di valori, aggravati dalla finalità di aver agevolato importanti famiglie mafiose.
“Con le attività di stamane, anche sul versante nazionale, le indagini giungono a un punto cruciale”, si legge in una nota del comando provinciale della guardia di finanza di Palermo guidato dal generale Domenico Napolitano, “Ciò che emerge, sulla base delle evidenze sin qui raccolte è che un uomo d’onore, già reggente del mandamento di Pagliarelli, con la complicità dell’imprenditore e servendosi delle prestazioni di esperti professionisti del nord Italia, avrebbe avviato in Brasile lucrose iniziative imprenditoriali, investendo ingenti capitali frutto delle attività delittuose di Cosa Nostra e, in particolare, del mandamento di appartenenza.
Tra questi anche i proventi derivanti da plurimi atti estorsivi compiuti ai danni di imprenditori palermitani.
Il denaro, stando a quanto emerso dalle investigazioni, dall’Italia sarebbe stato trasferito in Brasile attraverso articolati meccanismi di riciclaggio, transitando in molti casi su conti correnti situati all’estero. Oltre 500 milioni di euro: questo il valore, secondo una prima stima, delle società nel tempo gestite dagli indagati anche con l’ausilio di prestanome”.
Muovendo da queste premesse, il G.I.P. ha ravvisato la sussistenza di esigenze cautelari per 4 soggetti coinvolti nelle condotte illecite.
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