giovedì 19 Settembre 2024
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Il Dilemma di Palazzo Fienga: Tra Demolizioni Simboliche e Progetti di Legalità

Nuovo indirizzo del governo sui beni confiscati alle mafie: abbattiamoli!

 

Palazzo Fienga, un edificio storico risalente alla fine dell’Ottocento, si trova al centro di un acceso dibattito che riflette le complesse dinamiche di lotta alla criminalità organizzata e di riqualificazione urbana. Notoriamente conosciuto per essere stata la residenza di Valentino Gionta, noto boss della Camorra, il palazzo ha rappresentato per anni un simbolo di potere e illegalità.

Nonostante la sua storia secolare sia dettagliatamente documentata dallo storico Vincenzo Marasco, le ultime decisioni riguardanti il futuro dell’edificio sembrano ignorare il suo potenziale culturale e sociale. Michele di Bari, il Prefetto di Napoli, ha recentemente annunciato l’intenzione di procedere con l’abbattimento di Palazzo Fienga, citando “motivazioni simboliche” durante l’ultima riunione del comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica. Questa decisione segue un periodo di circa dieci anni durante i quali l’edificio è stato murato e inaccessibile, successivamente all’ulteriore “motivazione simbolica” di sfrattare tutti gli inquilini del palazzo, ance ignari e onesti cittadini che hanno avevano come unica colpa quella di avere come dirimpettaia la famiglia Gionta.

La decisione di abbattere Palazzo Fienga segue quella precedente, presa nel 2015, di murare e sgomberare il sito. Tuttavia, nel 2021 era stato annunciato un progetto ambizioso che avrebbe trasformato il palazzo in una “cittadella della legalità”, un hub per le forze dell’ordine e le associazioni locali impegnate nella lotta contro la Camorra. Questo progetto aveva persino visto la nomina di un commissario ad acta per la ristrutturazione e la rivalorizzazione dell’edificio.

Nel 2013 lo stesso Prefetto propose l’abbattimento dei 2/3 del palazzo, ma oggi, però, ci troviamo di fronte a un repentino cambio di rotta, con le autorità che decidono per la demolizione completa anziché per la rinascita del palazzo. Questa scelta simbolica solleva interrogativi critici sulle politiche di gestione dei beni confiscati alla criminalità organizzata. Inoltre, la distruzione di Palazzo Fienga sembra andare contro la tendenza di riutilizzare tali beni a fini sociali e civici, una pratica che potrebbe effettivamente contribuire a erodere il potere e l’influenza delle organizzazioni criminali nella Regione. E’ risaputo che i clan preferirebbero vedere i propri beni distrutti, così come li hanno lasciati in molteplici occasioni, piuttosto che consegnarli nelle mani nello Stato; ma che fosse proprio lo Stato ad esaudire questo desiderio forse è la prima volta che accade.

In una città dove le rovine sono una vista comune — conseguenza di eventi tragici come l’esplosione di vagoni ferroviari nel dopoguerra e il terremoto del 1980 — la demolizione di un edificio storico può sembrare un’ulteriore perdita di patrimonio. Proposte alternative, come quella del Sindaco Corrado Cuccurullo, che suggerisce di evitare ulteriori demolizioni convertendo invece i siti in spazi funzionali per la comunità, meritano considerazione. Il Castello Mediceo, un tempo residenza del boss Raffaele Cutolo, è ora sede del Comune di Ottaviano. Resta da chiedersi se la sua demolizione avrebbe avuto un impatto simbolico maggiore nella lotta contro i clan.

La lotta contro la camorra non può essere vinta con demolizioni simboliche o misure punitive, quale lo sfratto coatto,  che influenzano principalmente i cittadini onesti. Invece è essenziale colmare i vuoti lasciati dallo Stato in settori chiave come lavoro, salute, istruzione e sicurezza, creando spazi di legalità e opportunità per tutti, non vuoti, piazze fronte macerie. La decisione finale dovrebbe comunque passare per l’ente locale consultando anche le associazioni che si occupano di contrastare la camorra e i cittadini che auspicano che la rigenerazione urbana e sociale non passi attraverso colpi di martello pneumatico ma attraverso politiche di ricostruzione e consolidamento.

Il destino di Palazzo Fienga rimane incerto, e le sue vicende continuano a essere un potente promemoria della lotta continua tra storia, passato criminale e speranze di rinnovamento. In questo contesto, la decisione finale sull’edificio non sarà solo un verdetto su una struttura fisica, ma quelle che saranno le priorità e le strategie adottate, anche quelle simboliche, da questo governo nella lotta contro la criminalità organizzata in Italia.

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