SOMMA VESUVIANA. Disperata con uno sfratto imminente sulla testa, mamma di tre bimbi piccoli, un marito disoccupato ieri in serata ha compiuto un gesto estremo: ha occupato la casa che era del boss della camorra Fiore D’Avino a Somma Vesuviana.
Quello stesso appartamento, confiscato, all’ottavo piano del condominio di via Raimondi 6 che nel 2013 il sindaco di allora Ferdinando Allocca destinò al Forum dei Giovani come sede. Una notte è rimasta lì sperando di poter trasformare quelle stanze nella sua casa, nella casa dove crescere i suoi bambini ed invece stamattina l’amministratore del condominio ha allertato le forze dell’ordine per avvisare di quanto era accaduto. Sul posto, in lunghe ore di trattative, il comandante della polizia municipale Giovanni Vispo i suoi agenti e il comandante della Stazione dei carabinieri, il maresciallo Raimondo Semprevivo, con loro il sindaco Pasquale Piccolo e l’assessore al Patrimonio Comunale Nunzio Saviano.
“Non sapevo di chi era quell’appartamento”, racconta la donna in lacrime, “sapevo che era del Comune e io sono disperata, devo lasciare la casa in cui vivo con la mia famiglia perchè a causa della crisi economica non sono più riuscita a pagare gli affitti. Io lavoro in una mensa, ho una paga giornaliera di 7 euro, mio marito è disoccupato, abbiamo tre bimbi piccoli. Sapevo che il Comune ha alcuni immobili di proprietà di cui questo e allora ieri sono venuta qui sperando che non mi cacciassero, non posso far dormire i miei bambini in strada”. La donna, che ora sarà denunciata, è salita all’ottavo piano ed ha forzato una piccola finestra (nella foto) che si trova sull’androne ed è entrata dentro, un’occupazione durata davvero pochissimo. Poi stamattina le forze dell’ordine l’hanno “convinta” ad uscire dall’appartamento. Il sindaco con calma, ma con la dovuta fermezza, le ha spiegato che il Comune non ha case disponibili, salvo una per la quale presto sarà fatto un bando “anche se la casa è occupata abusivamente e finora i tentativi di sfratto non sono andati a buon fine”. “Purtroppo non possiamo fare di più”, aggiunge Piccolo, “Somma è un Comune della Zona Rossa e non è possibile costruire altre case di edilizia popolare”. La legge lega le mani all’amministrazione comunale, intanto i casi come quello della famiglia in questione sono diversi. Questo è certamente disperato. “Ho denunciato la mia situazione in Procura”, continua la signora, “ritengo che il Comune abbia commesso un omissione di atti di ufficio, a marzo infatti ho inviato una diffida al Comune dove segnalavo la mia grave situazione e chiedevo l’assegnazione provvisoria di un’abitazione. Io voglio partecipare al bando penso di averne tutti i titoli. Sono disperata, ma voglio rispettare la legge. Se mio marito o io avessimo un lavoro stabile pagheremmo l’affitto, non è nostra intenzione vivere di espedienti. Mio marito è pronto ad accettare un lavoro in ogni parte d’Italia”.
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