Aspettando la Candelora.
Marcello Colasurdo con la sua musica richiamava in maniera ancestrale i vissuti di questa terra. Il paese, con la sua storia e le sue tradizioni, e la sua voce erano in simbiosi.
Nel pensare alla Candelora, alla difesa dei diritti, alle battaglie che ha condotto contro le discriminazioni, questo grande artista ha rappresentato l’intimo sentire che fa rumore.
Marcello Colasurdo non c’è più, è stato definito maestro, poeta, re.
Il tutto con una specifica: della tammurriata.
Uno stile musicale che non può essere slegato da un modo di danzare, di comunicare, di sentire.
Una cultura complessa, che dietro un sound apparentemente disimpegnato e allegro, grida di ingiustizie e dolori, prega e bestemmia, racconta di pezzi di popolazione da sempre ultimi, ai margini, e che Colasurdo insieme al gruppo ‘E Zezi ha trasportato nel presente, passando dai canti di protesta dei contadini a quelli degli operai.
È stata l’amministrazione guidata da Antonio Saggese a conferire la cittadinanza onoraria a Colasurdo, perché sull’accoglienza e sull’inclusione avevano fondato il loro principale impegno.
Colasurdo rappresentava Femio, l’aedo dell’Odissea.
Come lui tenne in vita Ulisse cantandone le gesta, così Marcello e le paranze hanno garantito sopravvivenza alla tradizione.
Se oggi ancora viviamo determinate emozioni, è grazie a lui, quindi è vivo nei nostri cuori.
Enzo Gragnianiello ebbe a dire “Marcello era un angelo, la sua voce conteneva tutto il Mediterraneo” mentre Vladimir Luxuria ha esordito “Sarebbe bello che potesse risuonare in chiesa ogni 2 febbraio”
Vi aspettiamo il 2 Febbraio ad Ospedaletto, per rivivere miti, storie e leggende, nella tradizione, seguirà in questi giorni il programma con dovizia di particolari.
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