MARIGLIANO. Ad 8 anni di distanza il tribunale sancisce una verità rispetto agli eventi che condizionarono le elezioni comunali del 2015 a Marigliano. Chi visse quei giorni di campagna elettorale sentì parlare di episodi che avevano coinvolto l’allora candidato del centrosinistra (poi eletto sindaco) Antonio Carpino e alcuni personaggi legali alla criminalità organizzata nel quartiere mariglianese di Pontecitra. Fatti che già allora apparvero gravissimi e che stando ora alla sentenza del Tribunale di Nola portarono Carpino, che di professione è un avvocato, a battere prima alle primarie del Pd l’attuale sindaco Peppe Jossa e poi al ballottaggio l’esponente del centrodestra Filomena Iovine. Alla vigilia delle nuove elezioni, 5 anni dopo, Carpino fu arrestato. Oggi arriva la sentenza di primo grado che condanna l’esponente politico e Luigi Esposito, detto o’ sciamarr, boss di Pontecitra. Come riporta Cronache di Napoli in un ampio e puntuale articolo a firma di Achille Talarico “al termine di un lungo ed articolato dibattimento – e di una camera di consiglio durata quasi cinque ore – il primo rimedia 6 anni e 9 mesi, l’altro 7 anni. Si tratta di pene comunque inferiori rispetto alla richiesta del pubblico ministero Liana Esposito, oggi membro della Direzione Nazionale Antimafia, che si era espresso per 9 anni di reclusone a testa. I giudici hanno riconosciuto ad entrambi le attenuanti generiche infliggendo, però, anche l’interdizione perpetua dai pubblici uffici e quella legale per la durata della pena. Il collegio difensivo, composto dagli avvocati Bruno Spiezia, Francesco Picca ed Aniello Quatrano, in attesa di conoscere le motivazioni della sentenza che verranno rese note in 90 giorni, ha già annunciato ricorso in Appello. Gli imputati sono stati riconosciuti colpevoli in primo grado di scambio elettorale politico mafioso con l’aggravante di aver agevolato le attività del clan dei ‘mariglianesi’”. Come dicevamo nel giugno 2019, a pochi giorni dall’annuncio di Carpino di volersi ricandidare a sindaco, lui e Esposito furono raggiunti da un’ordinanza di custodia cautelare a conclusione di un’indagine coordinata dalla Dda di Napoli ed effettuata dai carabinieri della Sezione Operativa di Castello di Cisterna. La tesi accusatoria era che l’ex sindaco avrebbe stretto un accordo con i gruppi criminali del rione Pontecitra per ottenere un gran numero di preferenze sia alle Primarie indette dal suo partito per scegliere il candidato sindaco che alle Comunali del 2015. “L’inchiesta, per la quale la posizione di Carpino era già stata archiviata ad ottobre nel 2018”, aggiunge ancora Talarico su Cronache di Napoli, “aveva ricevuto nel frattempo un sussulto con le dichiarazioni di altri quattro nuovi collaboratori di giustizia. Pentiti, dunque, ritenuti credibili come aveva invocato l’Antimafia nella Requisitoria, con l’impianto accusatorio che ha retto in giudizio. Tra gli elementi di accusa a Carpino, avvocato penalista e legale di fiducia all’epoca dei fatti contestati di diversi pregiudicati di Pontecitra, la presunta promessa di voler costituire una cooperativa di ex detenuti in cui assumere le persone indicate dai ras del quartiere. Inoltre, secondo quanto venuto fuori dai verbali degli stessi pentiti, avrebbe versato 10mila euro in due tranches – prima e dopo le elezioni – per ottenere il voto dei cittadini ‘controllati’ dai clan, circostanza questa, tuttavia, smentita in aula dallo stesso ‘sciamarro’”. Accuse che Carpino ha sempre rigettato, ma ora arriva la condanna dopo un processo durato quasi due anni e mezzo.
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