venerdì 27 Settembre 2024
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Finti collaboratori durante il Covid, 17 indagati per truffa e beni sequestrati

17 indagati per contributi richiesti da un centro sportivo che durante il COVID aveva dichiarato di avere 36 dipendenti costretti a non lavorare con la struttura chiusa. Le indagini del Gruppo della Guardia di Finanza Torre Annunziata (guidato dal colonnello Gennaro Pino) hanno invece accertato che le cose stavano in manieraolto diversamente ed hanno dato
esecuzione ad un decreto di sequestro preventivo emesso dal Giudice per le Indagini Preliminari
del Tribunale di Torre Annunziata, su richiesta della stessa Procura- e alla notifica dell’avviso di di conclusione delle indagini preliminari nei confronti di 17 soggetti, tuti indagati, a vario
titolo, per i reati di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, falso ideologico commesso dal privato in atto pubblico e sostituzione di persona.
Due i provvedimenti cautelari reali eseguiti sono stati emessi all’esito di indagini complesse di più ampio respiro espletate dalla Compagnia della Guardia di Finanza Massa Lubrense, sotto il coordinamento
della Procura, “scaturite da una denuncia presentata, nei confronti di ignoti, da parte di una donna in merito ad un’ipotesi di truffa ai propri danni”, spiega in una nota il procuratore Nunzio Fragliasao, “relativa all’indennità a favore dei collaboratori
sportivi, misura assistenziale di 600 euro mensili, erogata, in in presenza di determinate condizioni, da SPORT E SALUTE.S.p.a. (ex CONI), introdotta in epoca Covid-19 dal Decreto Legge “Cura Italia” n. 18 del 17 marzo 2020.
In particolare, la denunciante esponeva che, accedendo al proprio “cassetto fiscale” telematico presente sul sito dell’I.N.P.S. per acquisire la Certificazione Unica 2021, risultava destinataria unitamente a quella regolarmente emessa dall’effettivo datore di lavoro – di un’ulteriore C.U. emessa
dalla SPORT E SALUTE S.p.a., inerente a redditi percepiti nel corso del 2020 per € 3.200,00 quale collaboratore presso una struttura sportiva ubicata in Massa Lubrense, pur non avendo ella mai svolto
alcuna prestazione di lavoro in tale settore dalle attività d ‘indagine – effettuate tramite consultazioni delle banche dati, l’assunzione di di sommarie
informazioni nei confronti dei soggetti risultati formalmente” percettori del contributo nonché l’analisi della copia forense dei dispositivi elettronici in possesso del principale indagato – è emerso
che quest’ultimo, titolare della predetta struttura sportiva, avrebbe perpetrato, con la complicità di altri 16 soggetti, una truffa sistematica finalizzata ad ottenere l’indennità introdotta dal DL Cura
Italia” nei confronti di soggetti ignari, figuranti, a loro insaputa, quali richiedenti il beneficio alla
a predetta società erogatrice
in particolare, il sistema messo in atto avrebbe consentito I’indebita percezione dei contributi destinati ai collaboratori sportivi – per un importo totale di € 109.400,00 riferiti a 36 domande presentate
attraverso articolati artifizi consistiti nella trasmissione, agli Enti competenti, di documentazione istruttoria artefatta ovvero nell’utilizzo di dati e documenti relativi a soggetti (nella maggior parte)
e non consapevoli, procurando un ingiusto vantaggio con pari danno nei confronti sia degli Enti pubblici eroganti sia degli ignari soggetti nei cui con fronti veniva formulata la richiesta di di beneficio.
Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale oplontino, condividendo la ricostruzione investigativa operata da questa Procura della Repubblica sulla base delle attività svolte dalla Guardia
di Finaņza, ha ordinato il sequestro preventivo, anche nella forma per equivalente, delle somme
indebitamente percepite, sino alla concorrenza di € 109.400,00.
In sede di esecuzione è stata sottoposta a sequestro I’intera somma, ripartita in 24.690 euro rinvenuti
è in contanti durante le perquisizioni, 50.260,70 euro corrispondenti a disponibilità giacenti sui rapporti
finanziari riconducibili agli indagati nonché in un bene mobile registrato, del valore di 34.449,30 di proprietà del principale indagato, per un ammontare complessivo pari a 109.400 euro”.

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