venerdì 18 Ottobre 2024
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Intervista a Renato Raimo, lo “Zanasi” di “Centovetrine”

1. Il suo primo provino. Come è stato? Per cosa?
Per me i primi veri provini sono stati quelli nelle piazze e nei teatri della Toscana, luogo dove ho iniziato la mia gavetta. Sono questi posti, queste esperienze che mi hanno dato la consapevolezza dell’essere. Non potrò mai dimenticare il rumore di quegli applausi. Dei provini fatti davanti ad un casting o un regista mi è rimasta solo quella sgradevole sensazione, il classico: “potevo fare di più”.

2. Tv, Cinema e Teatro. Cosa l’ affascina di più?
Ho provato negli anni a prepararmi a tutto, finanche a stare su di una passerella! Ho studiato canto… ogni forma di comunicazione in fondo non dovrebbe mai avere limiti per chi fa questo tipo di mestiere. In fondo oltre al talento personale è la maestria di un regista o la particolarità di un’inquadratura che riesce veramente ad esaltarti come attore di fiction o di cinema. Se poi devo scegliere a livello sensitivo, se stare su di un palco o dinanzi ad una cinepresa… senza dubbio preferisco il teatro, è questa la mia vera dimensione.

3. Negli ultimi anni ha legato la sua immagine alla soap Centovetrine. Quali sono secondo lei i segreti del successo di questa serie?
In una lunga serie che è cresciuta con una generazione e più di spettatori, ormai siamo alla 14 stagione, il successo non può che essere dovuto ad una commistione di ingredienti efficaci che va dalla sceneggiatura, all’ambientazione, alla bravura degli attori che sanno dare credibilità ai personaggi. Hai idea di cosa vuol dire mantenere un ruolo per cosi tanto tempo? Io sono contento del mio Zanasi, un personaggio che ha trovato il suo spazio da subito, e ha lasciato un segno, trovandosi in prima serata con l’esperimento del serale! Ormai sono furori dalle storie da aprile del 2013, ma il pubblico continua a manifestarmi il suo affetto. E lo fa anche venendo a teatro a sostenermi. Sapessi la gioia di quelli incontri a fine spettacolo.

4. Cosa consiglierebbe ai giovani che vogliono affacciarsi a questo mondo?
Innanzitutto, dico loro che le stradi brevi non portano al vero successo. Ciò che conta per un attore, il suo vero successo è quello di essere credibile, regalare emozioni. Tutto il resto è solo business che con ogni probabilità oggi ti usa, ma un domani ti lascia a piedi. Io credo che non si decide di fare l’attore, lo si è, e questa consapevolezza matura con l’esperienza.

5. Programmi futuri?
Sarò ancora in giro per teatri con “Controvento”, dove racconterò la storia di Corradino d’Ascanio, uno degli inventori più geniali del 900. Dalla sua matita è nata la Vespa, e non solo. Corradino ha inventato molte cose, e dopo Leonardo da Vinci è a lui che si deve l’attuale Elicottero. Ma al di là della sua genialità io racconto le sue passioni, la sua capacità di saper sognare, i successi e gli insuccessi. Corradino incarna quella così oggi tanto richiamata “capacità di reinventarsi”. Ma i giovani devono avere degli esempi e d’Ascanio lo è! Poi sarò in tournèe con “La ragione degli altri” di Pirandello. In entrambi sono interprete e regista. Sono in attesa dell’uscita nelle sale del film che ho girato ad agosto scorso “L’aquilone di Claudio” per la regia di Antonio Centomani, un’opera prima che lascerà il segno. Argomento delicato, la atassia, una malattia neuro genetica purtroppo ancora una sconosciuta. E’ una storia vera! In questo film affianco un cast d’eccezione, da Milena Vucotich a Luigi Diberti, Massimo Poggio, Irene Ferri, Fioretta Mari.

In tv dopo due anni in Mediaset ritorno sulla Rai in “Don Matteo 9”. E poi c’è ai nastri di partenza un progetto cinematografico.

Stefano Telese

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