sabato 16 Novembre 2024
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V centenario della stesura del “Principe” di Niccolò Machiavelli

SAVIANO – Il giorno venerdì 6 dicembre 2013 nella sala consiliare del Comune di Saviano si è svolto un convegno per commemorare il V centenario della stesura del “Principe” (1513-2013) di Niccolò Machiavelli. La ricorrenza di questo anniversario, celebrata in numerose occasioni in Italia e nel mondo, non poteva vedere assente il nostro territorio, in cui sono presenti eminenti studiosi della fiorentinità.

Alla manifestazione, fortemente voluta dal professore Antonio Tafuro e assecondata con cortesia e disponibilità dall’intera amministrazione comunale savianese, nella persona del Sindaco Dott. Carmine Sommese, hanno aderito: l’ amministrazione comunale di Nola, l’Associazione Culturale “N. Machiavelli” di Caserta, l’Ass. ex alunni del Liceo “Carducci” di Nola, l’Ass. “Historia Nostra” degli ex alunni del Liceo “Colombo” di Marigliano, il Liceo Statale “Carducci” di Nola, il Liceo Statale “Colombo” di Marigliano, il Liceo Statale “Diaz” di Ottaviano, il Liceo Scientifico “Enrico Medi” di Cicciano, il Liceo Statale “Rosmini” di Palma Campania, il Liceo Statale “Torricelli” di Somma Vesuviana, l’Istituto Superiore Saviano-Marigliano, la Pro Loco “Il campanile di Saviano”, l’Ente Strumentale U.N.S.C.P (Unione Nazionale Segretari Comunali e Provinciali) di Roma, l’Amministrazione comunale di Saviano.

Dopo un breve intervento di saluto del primo cittadino savianese, dell’assessore alla Cultura del Comune di Saviano Dott. Francesco Iovino, dell’assessore ai Beni Culturali del Comune di Nola Dott.ssa Cinzia Trinchese, hanno avuto inizio gli interventi dei relatori.

Il Prof. Antonio Tafuro, saggista fecondo di diversi libri su Machiavelli e sulla vita politica della Firenze del primo Cinquecento, ha intrattenuto la platea disquisendo circa la genesi del “Principe”, illustrando, con una esposizione precisa quanto lineare, la composizione e la struttura, il contenuto e gli argomenti presenti nel trattato, gli snodi e i nuclei tematici più rilevanti, i principali gangli dell’opera. Tra le maggiori pubblicazioni del prof. Tafuro ricordiamo:Il reggimento di Firenze secondo Francesco Guicciardini, Napoli 2005; La forma del governo fiorentino (1530-1532), Napoli 2009; Donato Giannotti – Dalla Repubblica di Venezia alla Repubblica di Firenze, Napoli 2007; Il prologo della Mandragola di Machiavelli – L’umore di Niccolò (in Atti dell’Accademia Pontaniana – a.a. 2003); Parti politiche e forme istituzionali nella Firenze repubblicana e medicea (in Atti del Convegno “Machiavelli tra filosofia e politica”, Centro per la Filosofia Italiana, Monte Compatri 4-5 ottobre 2008);Niccolò Machiavelli: il principato nuovo e l’Italia (relazione per il convegno “L’unità nazionale nella filosofia italiana” che si è tenuto il 2 dicembre 2011 presso l’Università “Sapienza” di Roma e il 17 dicembre 2011 a Monte Compatri).

Il professore Raffaele Urraro, poeta e saggista apprezzato, autore di numerosi volumi e protagonista di un’intensa attività culturale, ha, invece, relazionato sulla modernità del “Principe”, spaziando dal capitalismo al liberalismo economico e analizzando, in particolare, i concetti di Fortuna e virtù politica, concentrandosi su quella che l’intellettuale fiorentino chiama “realtà effettuale”. Il Prof. Urraro, originario di S. Giuseppe Vesuviano, dove tuttora vive, dopo aver insegnato italiano e latino nei Licei, ora di dedica esclusivamente al lavoro letterario. Giornalista pubblicista, collabora come redattore alla rivista di arte e letteratura “Secondo Tempo” diretta da Alessandro Carandente. Suoi interventi critici e recensioni sono presenti anche su altre riviste tra cui: “La clessidra”, “L’immaginazione”, “Capoverso”, “Sìlarus”. Degne di menzione sono le seguenti pubblicazioni del prof. Urraro: le raccolte di poesia Calcomania, La parola e la morte, Orizzonti di carta, La luna al guinzaglio, Acroàmata, Anche di un filo d’erba io conosco il suono, Ero il ragazzo scalzo nel cortile; per la saggistica: Giacomo Leopardi – le donne e gli amori, La fabbrica della parola – studi di poetologia, Poiein: il fare poetico – teoria ed analisi. E, ancora, le pubblicazioni di cultura popolare, tra cui emergono “’A vecchia ‘ncielo – proverbi e modi di dire dell’area vesuviana” e “’A ‘Mberta – canti e tradizioni popolari dell’area vesuviana”. Non vanno dimenticati gli studi latini del prof. Urraro, che ha curato per Loffredo Editore di Napoli, in collaborazione con Giuseppe Casillo, molte antologie di classici latini per il triennio delle scuole superiori e una Storia della letteratura latina, in tre tomi, edita dall’Editore Bulgarini di Firenze.

Il Machiavelli è stato uno scrittore, storico, drammaturgo, filosofo e politico italiano, vissuto a cavaliere tra il ‘400 e il ‘500, che incarna a pieno l’ideale e lo spirito dell’uomo umanistico-rinascimentale. Niccolò, figlio di Bernardo, dottore in legge, probabilmente notaio, dopo aver ricevuto una buona educazione umanistica (suo maestro fu un certo Battista da Pioppi, che lo avviò alle letture di Cicerone, Tucidide, Plutarco, Polibio),esordisce in politica giovanissimo nel 1498 all’età di 29 anni: nominato responsabile della Seconda Cancelleria della Repubblica fiorentina (che si occupava prevalentemente di affari interni, questioni diplomatiche e militari, mentre la Prima Cancelleria era adibita agli affari esteri) e segretario della magistratura dei Dieci. Proprio per il suo ruolo, Niccolò viaggiò molto, spostandosi nelle varie corti italiane e in Europa, avendo modo di conoscere in maniera approfondita gli apparati statali e militari coevi e di comprendere le cause della fragilità politica e della debolezza militare degli Stati italiani. Egli fu in missione diplomatica, come ambasciatore, in Francia presso la corte di Luigi XII, nel Tirolo presso l’imperatore Massimiliano D’Asburgo insieme all’amico Francesco Vettori e, per ben due volte, presso Cesare Borgia, il famoso duca Valentino che, con l’appoggio del padre, papa Alessandro VI, e l’uso spregiudicato della violenza e dell’inganno costituì un proprio principato nell’Italia centrale e, pertanto, sarà il modello di principe machiavelliano.

Il 19 febbraio 1513, per le strade di Firenze, risuonarono sinistri squilli di tromba che annunziavano la lettura, da parte di un araldo a cavallo e armato, del bando con cui gli Otto di guardia e balìa, magistrati con competenza penale, ordinavano la cattura di Niccolò Macchiavelli. Cosa era accaduto? Nel settembre 1512 i Medici, dopo la loro cacciata da Firenze nel 1494 in seguito alla discesa in Italia del re di Francia Carlo VIII e dopo il governo “teocratico” del frate Girolamo Savonarola, avevano ripreso il potere e Machiavelli, accusato di complicità nella congiura antimedicea organizzata da Pietro Paolo Boscoli e, quindi, di alto tradimento alla Repubblica, perse il suo ufficio e fu arrestato, imprigionato al Bargello, interrogato con tortura e condannato all’interdizione dai pubblici uffici. Il suo nome, infatti, era stato rinvenuto in un elenco di potenziali simpatizzanti trovato addosso ad uno dei congiurati. I capi della cospirazione furono giustiziati e i loro collaboratori esiliati, ma contro Niccolò mai fu trovata prova alcuna del suo diretto coinvolgimento nella congiura, cosicché egli fu liberato per l’amnistia concessa in seguito all’elevazione al pontificato di Giovanni de’ Medici, divenuto Papa col nome di Leone X l’11 marzo 1513. Dopo la liberazione dalla prigionia, Machiavelli, obbligato a restare nel dominio fiorentino in una sorta di domicilio forzato, scelse di trasferirsi nel suo podere dell’Albergaccio in Sant’Andrea in Percussina, nel territorio di San Casciano in Val di Pesa, distante 15 chilometrida Firenze, e costretto al versamento di una cauzione di mille fiorini d’oro. E proprio nella sua tenuta di campagna Niccolò dichiarò, come si legge in una lettera del 10 dicembre 1513 inviata all’amico Francesco Vettori, di aver composto il trattato De Principatibus, poi comparso col titolo italiano “Il Principe”, un’opera che ha assicurato fama eterna al letterato fiorentino e che, a distanza di cinque secoli, è ancora tra le più lette e tradotte al mondo, proprio per la sua modernità e attualità.

Durante l’incontro, gli alunni dell’Istituto Saviano-Marigliano della sezione moda, abbigliati con vestiti dell’epoca, hanno interpretato e messo in scena la rievocazione storica del bando di cattura di Niccolò Machiavelli, di cui si riporta il testo originale:

“Die XVIIII Februarii 1512 – Gli Spectabili et Degnissimi Octo di Guardia et Balìa della ciptà di Firenze, fanno bandire et publicamente notificare a ogni et qualunche persona di qualunche stato, grado, o condizione si sia che sapessi, o havessi, o sapessi chi havessi o tenessi Niccolò di messer Bernardo Machiavegli lo debba, intra una hora dal hora del presente bando, haverlo notificato a deti Signori Octo sotto pena di bando di ribello et confiscatione di loro beni, notificando che paxato detto tempo non sene riceverà scusa alchuna. Banditto per me Antonio di Chimentti questo dì 19 di febraio 1512”. *

Il testo di tale bando è stato ritrovato di recente, nel febbraio 2013, all’Archivio di Stato di Firenze dallo storico britannico Stephen J. Miller, docente di storia italiana presso l’Università di Manchester, che, in qualità di visiting professor a Firenze presso Villa I Tatti, sede del Centro Universitario Harvard per gli Studi Rinascimentali Italiani, sta conducendo diverse ricerche sulla figure dei banditori fiorentini del XV secolo.

* Il bando è datato 19 febbraio 1512 perché l’anno fiorentino, a quel tempo, iniziava nel mese di marzo, mentre, alla luce del corrente anno solare, la data esatta è l’anno 1513.

Il filmato-video integrale del convegno è visionabile su YouTube digitando la seguente dicitura: “V centenario della stesura de “Il Principe” di N. Machiavelli (1513 – 2013) a Saviano (NA)” oppure cliccando sul seguente link: www.youtube.com/watch?v=BU2Pwg6FqD0

A cura di Saverio Falco

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