domenica 22 Settembre 2024
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Capossela e la Banda della Posta in scena come ad un matrimonio anni ’50

L’Arenile Reload di Bagnoli (NA), il 28 settembre si è vestito a festa per il concerto di Vinicio Capossela e la Banda della Posta: SAGRA DEGLI ORTI FLEGREI – Balli Antichi e Sapori della nostra Terra.
I multiformi segni luminosi e policromi, dalle forme ingigantite e ripetute, hanno fatto da scenografia ad uno spettacolo caotico, vorticoso e travolgente stile matrimonio anni ’50. Mentre le migliaia di piccole luci si accendevano, disegnando le immagini rituali dei festeggiamenti di paese, come risposta all’intensità delle luminarie, in scena il “Country” Capossela, al di fuori di ogni sistematicità artistica, ha celebrato il “rito collettivo” del matrimonio in modo sagace. L’Arenile Reload si è trasformato in un “salotto urbano”, una piazza dove “infracidarsi” di musica e racconti. Il festival sullo sposalizio, nato da un’idea di Capossela, è partito dalla provincia di Avellino, (28 – 30 agosto) con il Calitri Sponz Fest. Il progetto, nato da un’idea di Vinicio Capossela, organizzato da è-motivi a.p.s, La Cupa e patrocinato e sostenuto dal Comune di Calitri con la collaborazione del Gal Cilsi – Parco letterario F. De Sanctis ha proseguito poi il suo viaggio nelle città d’Italia. Letteralmente la parola Sponz deriva dal latino spongia ovvero spugna. Gli invitati alla cerimonia-concerto si sono imbevuti, inzuppati, resi fradici e nello stare insieme, a stretto contatto, abbracciati ed imbracciati di sudore e di vita. Il ballo riconferma l’importanza dell’unione comunitaria durante i momenti più significativi di aggregazione sociale. Il sussulto dell’anima è avvenuto attraverso l’unione fisica dei corpi. La musica ha distrutto le cristallizzazioni del tempo e tra lo sfavillio delle luminarie ed un’atmosfera festosa si sono abbattute tutte le razionalità peculiare di cui si fa scudo l’uomo.
“Se potete abbracciatevi” ha spesso urlato il cerimoniere Capossela a sottolineare che il ballo unisce le persone e la grazia dell’animo. A ritmo di mazurka, polka, valzer, tango, tarantella, quadriglia e fox trot il pubblico si è “sponzato” del tutto fino a trasformare la propria rigidità in gioia flessibile e deformabile, prendendo consapevolezza del proprio corpo e di quello altrui.
“Uomini, abbracciate le donne e ballate, (…), perdete ego e spigoli” una metodica virtuosa che, in questo periodo di crisi dell’individualismo, riporta al ritorno della collettività e a contrastare la minaccia che pesa sull’umanità attuale: l’impotenza nel dirigere ragionevolmente processi sociali. Il genio eclettico Vinicio, memore forse delle estati passate durante l’infanzia dai nonni in Irpinia, ha riportato in scena le radici della tradizione popolare e dello sposalizio degli anni ’50. Del resto, dice lui, “lo sposalizio è stato il corpo e il pane della comunità, veniva consumato col cibo e la musica”. Il binomio vincente di questa manifestazione è stato proprio: cibo-musica. I sapori della “nostra terra” esposti come ad una banchetto nuziale, in un clima di piacevole frenesia, hanno accompagnato le danze. Il “Primo Ballo” inciso dalla Banda della Posta ha dato inizio alla festa. I musicanti di Calitri, accompagnati da Asso (Alessandro Stefana), con ilarità, gaudio e buon umore hanno retto la scena in modo esimio donando allo spettacolo una forte suggestione retrò, ben distinguibile dallo stile moderno computerizzato e standardizzato. Non sono mancati i classici del suo repertorio ed il giubilo trionfale è arrivato sul finale con il “Ballo di San Vito” dove, in un delirio collettivo parossistico, si è scacciato il “Satanassa” ed “il diavolo che ti passa”. “(…) le nocche si consumano ecco iniziano i tremori della taranta, della taranta della tarantolata” . Tra “salsicce, fegatini, viscere alla brace, fiaccole danzanti, lamelle dondolanti (…) vino e bancarelle” si sono spente le luci, dell’effimero festivo, sulle dolci note di “Ovunque proteggi” ed il corpo e lo spirito degli invitati si è placato nella grazia che vive, a volte celata, attorno e dentro di noi e che non ci è dato di conoscere, benché lo si voglia, ma solo di discernere e per quanto possibile proteggere.

Monica Pezzella

Monica Pezzella

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