domenica 22 Settembre 2024
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Legalità nelle azioni concrete, se n’è discusso a Pomigliano

Pagare le tasse, non buttare le carte in terra, contemplare e riconoscere l’altro da sé. Non abbisognano di esegesi alcuna i propositi trascritti dai ragazzi dell’Agvh sulle foglie che addobbano il loro albero della legalità. Foggiati in un’inconsapevole temperie kantiana, veicolano in maniera perpendicolare, diretta, un’etica annoverante quale sua essenza prima il perseguimento del fine collettivo. Nessuna perifrasi, nessuna traccia di superfetazione. Sono propositi semplici, forse troppo semplici, in realtà semplicemente giusti. E, unanimi, tutti allineati contro l’utilitarismo della società coeva, si scagliano gli interventi dei relatori convenuti all’evento “Convivialità delle differenze”, organizzato dall’Agvh Onlus di Pomigliano d’Arco e tenutosi nella gremita aula consiliare locale. Da don Aniello Tortora (parroco della Chiesa del Rosario nonché responsabile dell’Ufficio Diocesi di Nola), che cita don Milani (“Ho imparato che il problema degli altri è uguale al mio: sortirne insieme è la politica, sortirne da soli è l’avarizia”), a Vincenzo D’Onofrio (Pm della sezione Dda di Napoli), che invece volge in forma attiva uno dei precetti fondanti del cristianesimo (“Fare agli altri quello che vorresti fosse fatto a te”), passando per il vice-sindaco Caprioli, giunto in rappresentanza dell’amministrazione comunale onde denunziare l’egoistica forma mentale alla base di molti malcostumi e per sottolineare il conseguente bisogno di un intervento nella fase educativa. In mezzo, una discussione sull’illegalità che corre rasoterra, vale a dire sull’illegalità quotidiana, ordinaria. “Ci sono – illustra Luigi Maiello, Comandante della Polizia Locale – due problemi di questo tipo che riguardano proprio il mondo della disabilità: la circolazione di falsi tesserini per la fruizione delle strisce gialle e lo scorretto utilizzo degli stessi. Per contrastare questi problemi, ci siamo attivati introducendo un tesserino anti-contraffazione e intensificando i controlli. In questo modo siamo stati in grado di scovare oltre un centinaio di falsi invalidi, anche grazie alle segnalazioni dell’Agvh. Addirittura ci è capitato di sorprendere una persona munita di tesserino appena reduce da una maratona. Mi sono chiesto come fosse possibile che l’Asl abbia riconosciuto un difetto di deambulazione ad un maratoneta. Evidentemente c’è connivenza a tutti i livelli”. A fare eco al Comandante, il Pm D’Onofrio: “Spesso l’attenzione si catalizza esclusivamente sulle grandi questioni e si finisce per credere che tutto il resto sia grasso che cola. Personalmente misuro un Paese in base a tre criteri: cultura, salute e giustizia. La politica italiana, da quando sono nato, non ha mai guardato a questi parametri, ma sempre agli interessi particolari. E’ per questo che trovo straordinario l’invito di papa Francesco a fare politica, nel senso di guardare al bene comune”. Sulla stessa lunghezza d’onda, il Dott. Franco Pastore: “Lo scorso anno – spiega il Magistrato della Corte d’Appello di Napoli – pendevano in questo Paese 4 milioni di processi civili. Si tratta spesso di vicini o condomini che si fanno causa per futili motivi, di parenti che tentano di far valere le proprie pretese in materia di testamenti e successioni. Talvolta mi è capitato di dirgli: ‘Ma è mai possibile che, tra di voi, tra parenti, non riusciate a mettervi d’accordo?’. Mi è stato risposto: ‘No, giudice, non è per i soldi: è per il principio’”. Molteplici gli encomi riservati ad Alfredo Di Salvo, Presidente dell’Agvh (del cui impegno, della cui presenza, dei cui occhi giocondi, e del cui cuore i conferenzieri non hanno mancato di tessere le lodi, dimenticando – nondimeno –, in guisa estremamente colpevole, una meritatissima apologia delle di lui labbra carnose), e al mondo dell’associazionismo in generale, presente in aula sotto variegate spoglie: “Papà – racconta Annamaria Torre, figlia di Marcello Torre, il sindaco di Pagani che ebbe l’ardire, a margine del sisma che scombussolò l’Irpinia negli anni ’80, di denunciare le infiltrazioni della NCO di Cutolo nelle procedure di assegnazione degli appalti, e per questo motivo venne barbaramente assassinato – proveniva dall’universo dell’associazionismo. Otto mesi prima di essere ucciso, scrisse una lettera in cui rivelò di temere per la propria vita, ma di voler tornare a fare politica per un atto di civiltà e libertà. Dopo 22 anni di processi, i killer sono stati assolti con formula piena. Mi è di conforto, tuttavia, che oggi il Castello Mediceo di Ottaviano sia gestito dai volontari della cooperativa Ottavia, i quali si occupano con passione della bonifica dell’aerea: la ripuliscono, ci piantano degli alberelli. Prima ci abitava Raffaele Cutolo…”.

Domenico Maione

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