Nola. 1800 questionari sottoposti ad altrettanti cittadini dei 18 comuni dell’Agenzia area nolana. 70 domande su cosa si aspettano le persone dalle amministrazioni locali che gestiscono il territorio in cui vivono, da quello stretto nei confini del proprio campanile al contesto più ampio delimitato dai Comuni soci dell’Agenzia, fino all’intera area regionale.
Un anno di lavoro, una ricerca coordinata dal dipartimento di Scienze politiche dell’Università di Napoli Federico II ed eseguita dai collaboratori dell’Agenzia di sviluppo. Dati, istanze, giudizi e gradimenti: tutto racchiuso nella pubblicazione dal titolo “L’Area Nolana: governare i cambiamenti. Processi di cittadinanza inclusiva e governance territoriale”. “É una ricerca sperimentale – spiega Paola De Vivo, docente di Politiche per lo sviluppo all’Università Federico II di Napoli e coordinatrice del lavoro – perché per la prima volta viene adottato un modello innovativo e raro non solo al Sud ma nell’intero Paese, utile a promuovere processi di democrazia partecipativa. Abbiamo ascoltato 1800 persone su temi che riguardano la vivibilità, i rapporti con le istituzioni, le opportunità ed i disagi. Singolare il quadro che ne è emerso a cominciare dal fatto che nella scala dei punti di riferimento della comunità ci sia la Chiesa identificata anche come agenzia sociale in grado di farsi carico delle istanze e dei problemi dei cittadini. La pubblicazione, ora a disposizione di tutti quelli che vorranno avvalersene per individuare strategie di sviluppo a misura dei bisogni delle persone, rappresenta un punto di forza delle amministrazioni comunali che hanno scelto di percorrere la strada dell’ascolto”. Tra gli argomenti affrontati attraverso le 70 domande formulate ai cittadini hanno trovato spazio la sanità, le scuole, la mobilità, i trasporti, le politiche sociali ed altri temi che riguardano da vicino il contesto in cui risiedono gli intervistati. “Si tratta di un lavoro – ha sottolineato l’Amministratore unico dell’Agenzia di sviluppo, Biagio Ciccone (nella foto) – che si rivolge perciò tanto ai cittadini socialmente impegnati quanto agli amministratori, agli studiosi, ai consulenti ed a coloro che si occupano professionalmente di partecipazione. Il principale obiettivo che ci siamo posti nel pubblicare il volume é quello di aumentare l’informazione di base per evitare che l’uso approssimativo di modalità partecipative possa causa il fallimento dei progetti da realizzare. Non dobbiamo guardare e lavorare per quello che sono stati i decenni passati ma per quello che vogliamo siano i decenni futuri”.
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